sabato 15 luglio 2017

In galera e buttate le chiavi.

Condannata Donatella Galli, la leghista che scrisse su Facebook "Forza Vesuvio"

Condannata Donatella Galli, la leghista che scrisse su Facebook "Forza Vesuvio"

Denunciata dall'avvocato Angelo Pisani, è stata condannata a venti giorni di reclusione e al pagamento delle spese processuali, nonché al risarcimento danni simbolicamente richiesto
Donatella Galli
Sono state pubblicate le motivazioni della condanna per Donatella Galli, esponente della Lega Nord che sul suo profilo Facebook nel 2012 inneggiò a Etna e Vesuvio in un post contro i meridionali.
La Galli era stata denunciata dall’avvocato Angelo Pisani, all’epoca presidente della VIII Municipalità di Napoli, per i suoi atteggiamenti di istigazione all’odio razziale. La difesa della donna aveva provato a minimizzare la portata lesiva di quanto scritto, nel tentativo di farlo passare come uno sfottò.
Linea respinta dal giudice del Tribunale di Monza Elena Sechi che, con una sentenza destinata a fare storia, lo scorso 30 giugno ha condannato Donatella Galli a venti giorni di reclusione e al pagamento delle spese processuali, nonché al risarcimento danni simbolicamente richiesto dall'avvocato Pisani costituitosi parte civile.

“L’auspicio formulato dall’imputata nel suo icastico post all’immagine della penisola italiana vista dal satellite – sottolinea il giudice – non ha altro significato he auspicare la distruzione del Meridione d’Italia attraverso catastrofi naturali”, un auspicio diffuso su Facebook nel tentativo di cogliere una complice adesione alle sue espressioni cariche “di avversioni, rese evidentemente a rafforzare il proprio senso di appartenenza in contrapposizione ad un’altra comunità di persone, proprio dall’imputata definite e negativamente connotate per il solo essere originarie del Meridione d’Italia”.

“Non potranno passarla liscia, ora, nemmeno gli artefici dei deliranti commenti razzisti sul crollo di Torre Annunziata – commenta Angelo Pisani – perché con questa importante sentenza di Monza si rafforzano i principi cardine della democrazie e del diritto”. “Siamo già al lavoro – annuncia infatti il legale – per identificare gli autori dei post infamanti sulle otto vittime, denunciarli all'autorità giudiziaria e perseguirli in ogni sede giudiziaria soprattutto al fine dare esempio di civiltà e cultura”.


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Chi è che sta sempre meglio in Italia?

Anche nel 2016 gli anziani sono diventati un po' più ricchi dell'anno prima, dice l'ISTAT: e se si guarda agli ultimi vent'anni è ancora più evidente

Anziani
 (ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)
Secondo l’ultimo bollettino diffuso dall’ISTAT sulla povertà in Italia, anche quest’anno nel nostro paese si conferma una tendenza in corso da oltre un decennio: gli anziani sono sempre più ricchi, o comunque rischiano sempre meno di diventare poveri, mentre i giovani sono in condizioni sempre peggiori. Tra i 18 e i 34 anni, il 10 per cento delle persone si trova in povertà assoluta, cioè non riesce ad acquistare i beni contenuti in un paniere ritenuto essenziale dall’ISTAT, ed è un dato cresciuto molto negli ultimi anni. Per i più anziani la situazione è opposta: tra chi ha più di 65 anni i poveri assoluti sono passati da 4,1 per cento nel 2015 a 3,8 per cento nel 2016.
La situazione è leggermente peggiorata per quasi tutte le altre categorie. La povertà assoluta tra i minorenni, per esempio, è quella che è aumentata di più. I poveri assoluti con 17 anni o meno erano il 10,9 per cento del totale nel 2015 e sono passati a essere il 12,5 nel 2016. Anche i lavoratori più maturi hanno una situazione stabile o in leggero peggioramento. L’incidenza della povertà assoluta tra i 35 e i 64 anni è passata in un anno dal 7,2 al 7,3 per cento. In sostanza in Italia solo chi ha più di 65 anni, cioè i pensionati, sta vedendo migliorata la propria situazione.
Gli ultimi anni non hanno mostrato particolari crescite o flessioni: sono anni in cui la povertà, scrive l’ISTAT, è rimasta sostanzialmente stabile. Le differenze più impressionanti si vedono quando proviamo a guardare com’è cambiata la situazione negli ultimi dieci anni. Nel 2005 il 4,5 per cento degli anziani si trovava in povertà assoluta, un dato che, come abbiamo visto, è calato quasi di un punto percentuale nel decennio successivo. Nello stesso periodo il tasso di povertà dei giovani è triplicato, passando dal 3,1 per cento al 10 per cento. I giovani sono in sostanza il gruppo sociale più povero del nostro paese.
Che per i più anziani gli ultimi anni siano stati molto positivi lo confermano anche altre statistiche. Nella sua indagine sui bilanci delle famiglie, la Banca d’Italia ha mostrato come il reddito dei pensionati sia quello che ha resistito meglio alla crisi, calando in maniera meno sensibile rispetto a quello delle altre categorie.
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Si può vedere lo stesso fenomeno anche guardando la distribuzione dei redditi per classe d’età. Chi ha più di 64 anni ha visto il suo reddito crescere come quello di praticamente nessun altro fino al 2010, e poi calare in maniera molto meno pronunciata rispetto a quello delle altre classi di età.
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Il dato più impressionante però, proveniente sempre dall’indagine di Banca d’Italia, è quello sulla ricchezza: cioè sulla quantità di beni, come case e titoli finanziari, posseduti dalle famiglie. Dal 1995 al 2014 le famiglie che avevano come principale percettore di reddito una persona con meno di 34 anni hanno visto la loro ricchezza scendere del 60 per cento. Nello stesso periodo le famiglie dove il principale percettore ha più di 65 anni hanno visto crescere la loro ricchezza del 60 per cento. Se nel 1985 le famiglie anziane erano in media leggermente meno ricche di quelle più giovani, venti anni dopo le famiglie anziane hanno a disposizione il triplo della ricchezza di quelle più giovani.
Il problema della forte iniquità tra persone di età diverse nel nostro paese, la famosa “questione generazionale”, è un tema da tempo molto dibattuto e che di solito riemerge ogni estate, quando l’ISTAT pubblica i suoi rapporti sulla povertà. Le ragioni usate per spiegare questo divario sono molte: dall’età media della popolazione, alta anche per un paese sviluppato, alla mancanza di rappresentanza politica delle generazioni più giovani. La principale, però, è probabilmente una spesa pubblica molto sbilanciata. Tra i paesi sviluppati, l’Italia è quello che spende la percentuale più alta di PIL in pensioni. In generale, l’intera spesa pubblica, costituita in gran parte da pensioni e spese sanitarie, è indirizzata ai più anziani e penalizza invece i più giovani.
Proprio in queste settimane è in discussione un ulteriore aumento di questa spesa. I sindacati – che benché rappresentino i lavoratori sono formati in gran parte proprio da pensionati – hanno chiesto al governo di bloccare l’aumento automatico dell’età pensionabile previsto dalla legge Fornero. Entro il 2019, dovrebbe passare da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Diverse fonti hanno detto ai giornali che bloccare questo aumento costerebbe 1,2 miliardi di euro per il primo anno.

Questo secondo Berlusconi avrebbe dovuto fare il presidente del Consiglio. Siamo messi proprio bene.

NOTIZIE

Il Veneto contro i vaccini obbligatori imposti dallo Stato: "Faremo ricorso alla Consulta"

La decisione di Zaia che si oppone al decreto ora in discussione

 15/07/2017 14:35 CEST | Aggiornato 5 ore fa
AFP/GETTY IMAGES
Zaia contro i vaccini obbligatori. La Regione Veneto ha notificato oggi il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge 73 del 2017 sulle vaccinazioni obbligatorie. "Quello che rifiutiamo - commenta il presidente Luca Zaia - è un intervento statale che impone un obbligo collettivo di ben dodici vaccinazioni, una coercizione attuata per di più con decreto d'urgenza, senza precedenti storici a livello internazionale, nemmeno in periodi bellici, che rendere l'Italia il Paese con il maggior numero di vaccinazioni obbligatorie in Europa".
"Noi - prosegue Zaia - non contestiamo certo la validità dei programmi di vaccinazione: lo testimonia la nostra legislazione regionale, improntata sulla opportunità di effettuare i vaccini e lo dimostrano gli elevati livelli di copertura raggiunti nel Veneto, applicando un modello basato sul consenso informato e sull'adesione consapevole". Nel merito, la Regione Veneto contesta, tra gli altri, i seguenti aspetti: l'esistenza del presupposto di necessità e urgenza su cui basa il decreto legge, "perché l'Oms non ha mai raccomandato il raggiungimento della soglia di copertura vaccinale del 95% per garantire l'immunità di gregge"; la soglia del 95% viene considerata come "ottimale", ma non "critica" dalle istituzioni sanitarie per alcune malattie (e non per tutte), e per questo il Veneto, con i livelli di copertura raggiunti dal il proprio modello, non presenta "una situazione epidemica di emergenza"; la violazione del diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione), riguardo al principio di autodeterminazione nelle scelte sanitarie

Dedicato agli insegnanti ai quali non piace Renzi e la buona scuola. Vi siete meritati Salvini.

Salvini: “Fare l’insegnante è un privilegio: nessuno fa 3 mesi di vacanze consecutive!”

"Contro la corruzione ci vuole meno burocrazia, non più demagogia". Parla Cantone

“No alla cultura del sospetto e all’anti corruzione come brand. Sì a pene vere per chi pubblica materiale coperto da segreto”. “I partiti? Sono favorevole a un ripristino di un finanziamento pubblico intelligente”, dice il capo dell’Anac
"Contro la corruzione ci vuole meno burocrazia, non più demagogia". Parla Cantone
Foto LaPresse
Roma. Contro la cultura del sospetto. Contro i metodi del processo mediatico. Contro l’incontinenza dei magistrati politici. Contro la demagogia sulle correnti della magistratura. Contro gli errori della legge Severino. Contro la patologia delle notizie in fuga dalle procure e poi regolarmente pubblicate su alcuni giornali. E soprattutto, e con Raffaele Cantone cominciamo proprio da qui, contro chi prova a trasformare la lotta alla corruzione in una macchina di propaganda politica. “Sì, me ne rendo conto, e detto da me...

Asini i grillini e asini chi li vota.

Il MoVimento 5 Stelle sta per mantenere un'altra promessa (a costo zero): l'introduzione della moneta complementare romana. Come funziona, a cosa serve e perché la Raggi non potrà usarla per comprare gli autobus e risanare Roma.
GIOVANNI DROGO
I 5 Stelle lo avevano promesso in campagna elettorale e Virginia Raggi lo aveva ribadito una volta eletta. Ora a darne annuncio è l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo: Roma avrà – prima o poi – la sua moneta complementare. Mazzillo ne ha parlato ieri durante una conferenza stampa dove ha spiegato che la Giunta sta studiando il modo di introdurre una moneta alternativa locale. Allo studio sulla moneta complementare partecipa anche l’economista Nino Galloni, che per qualche tempo è stato in predicato per diventare assessore al Bilancio dopo l’addio di Minenna.

Raggi e Mazzillo studiano la moneta complementare

In conferenza stampa Mazzillo ha precisato che la moneta complementare alla romana non sarà il Bitcoin ma qualcosa di simile al Sardex che circola in Sardegna o al Tibex già introdotto nel Lazio. Lo scopo è quello di «favorire le economie locali aiutando lo scambio tra le aziende e creando anche un mercato parallelo tra le economie del territorio. Non si tratta di euro e neanche di moneta elettronica, ma di moneta alternativa. Il vantaggio sta nel creare fidelizzazione tra i soggetti appartenenti alla rete che si scambiano beni o servizi». La misura è allo studio del progetto Fabbrica Roma. La moneta non ha ancora un nome (anche se c’è già chi la vorrebbe chiamare “sesterzio”) ma il suo funzionamento è chiaro.
moneta complementare roma raggi mazzillo sardex - 2
Il vantaggio – spiega Mazzillo – “sta nel fatto che si crea fidelizzazione nei soggetti, io posso scambiare con gli appartenenti alla rete le mie prestazioni sia di beni sia di servizi”. È evidente che con la moneta complementare della Raggi il Comune non potrà certo comprare gli autobus, affrontare il problema degli alloggi popolari,quello degli sfratti delle ONLUS (e le relative richieste di pagamento) o risolvere i tanti problemi economici di Roma. Ed infatti anche se l’amministrazione comunale sta lavorando alla moneta complementare la Raggi non si è dimenticata di battere cassa – in euro – chiedendo 1,8 miliardi di euro per rimettere in moto la Capitale. Di soldi veri insomma ce ne sarà sempre bisogno. E non risulta che – ad un anno dalla sua elezione – Daniele Frongia  sia riuscito a trovare quegli 1,2 miliardi di euro che aveva annunciato aver scoperto tra le pieghe del bilancio capitolino.

Il modello è il Sardex

La moneta complementare non sarebbe né un Euro 2 né una nuova Lira come proposto da Berlusconi qualche tempo fa. A quanto pare il modello di riferimento è il Sardex, un sistema di scambio di crediti tra aziende. Non si tratta quindi di una forma di baratto perché non c’è uno scambio immediato di beni o servizi. Le aziende e i soggetti che fanno parte di questo circuito chiuso possono accumulare i crediti ma spenderli successivamente. Chi fa parte del circuito di questa moneta complementare può fare credito agli altri soggetti. Ma soprattutto non deve restituire il bene o il servizio acquistato direttamente all’azienda presso cui l’ha comprato. Questa è la differenza sostanziale con il baratto dove invece lo scambio avviene sempre in maniera diretta.
moneta complementare roma raggi mazzillo sardex - 1
Fonte: Sardex.net
I soggetti che fanno parte del circuito del Sardex invece mettono in circolazione i crediti che possono essere utilizzati in scambi successivi con altre aziende che fanno parte del sistema. Si tratta di un sistema che ha anche degli aspetti non molto definiti. In sostanza l’azienda che gestisce i Sardex (un Sardex vale un euro) funziona come una banca non regolata. Ma dal momento che la moneta complementare vale solo per chi ha deciso di accettarla la situazione è più ambigua. Inoltre non è chiaro cosa succede se uno dei soggetti che partecipano al circuito va in default. Chi paga? Tutti gli aderenti al sistema o l’azienda che gestisce gli scambi? In realtà a quanto pare questa eventualità è scongiurata dal fatto che a chi accetta i Sardex (o altre monete complementari basate su questo modello) non è consentito di andare in rosso oltre una certa soglia.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...