sabato 6 maggio 2017

L'urbanista all'attacco della giunta pentastellata: è ancora molto arrabbiato per lo stadio della Roma e la vicenda che l'ha portato alle dimissioni
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“I 5 Stelle? Paurosi e sensibili alle lobby”. L’urbanista Paolo Berdini, ex assessore della Giunta pentastellata di Roma torna a parlare dopo le sue burrascose dimissioni. E lo fa in un’intervista pubblicata nel numero di maggio di Valori, mensile economico e finanziario promosso dalla Fondazione Banca Etica, in cui ripercorre la sua esperienza di governo della capitale d’Italia.

Paolo Berdini e il M5S «sensibile alle lobby»

“Sullo stadio della Roma i 5 Stelle e Virginia Raggi hanno fatto un’inversione a U rispetto alle posizioni nettamente contrarie all’opera espresse quando erano all’opposizione e hanno detto ‘sì’ a un progetto che soddisfa esclusivamente appetiti privati, in un’area a forte rischio idrogeologico nella quale anche un solo metro cubo di cemento è un errore”. Un duro atto d’accusa verso chi l’aveva chiamato in giunta “per attuare un programma cementificazione-zero” ma ha poi “cambiato progressivamente rotta”. Secondo Berdini, questa vicenda ha dimostrato come ai Cinque Stelle sia “mancata quella indispensabile cultura politica che può permettere di affrontare le sfide più difficili. Sullo stadio si sono spaventati di una eventuale richiesta di risarcimento da parte della Roma”. E sottolinea come sia un paradosso aver accettato il progetto stadio dopo aver rifiutato un’opera pubblica come sarebbero state i Giochi olimpici: “Con le Olimpiadi avrebbero potuto dimostrare all’Italia intera come si puo’ trasformare un grande appuntamento segnato spesso da sprechi e scandali in un’opportunità di rilancio della città. Ma non hanno accettato la sfida”.
paolo berdini dimissioni
Insieme all’intervista a Berdini, Valori pubblica un’inchiesta di Paolo Mondani, storica firma del programma di Rai3, Report, nella quale vengono ricostruiti gli intrecci economici che legano le società di Luca Parnasi, proprietario dell’area di Tor di Valle su cui dovrà sorgere il nuovo stadio, la proprietà americana della Roma calcio e Unicredit, banca della quale Parnasi è tra i grandi debitori. “Sono i debiti di Parsitalia e della Roma verso Unicredit ad aver guidato la scelta di Tor di Valle” scrive Mondani, secondo cui il gruppo bancario “mette insieme i due scassati debitori in modo che restituiscano almeno parte dei loro crediti e inventa lo stadio di Pallotta sui terreni di Parnasi”.


05 maggio 2017

Il M5s e il senso per la competenza dei collaboratori

Ad Harvard Di Maio è stato punzecchiato sulla scarsa preparazione dei grillini. «Poco tempo per formarci», ha replicato. Ma i membri dello staff? Casalino, Spadafora, Nik il nero, Martino e gli altri: analisi dei cv.

             
Luigi Di Maio durante l'incontro all'Ash Center for democratic governance and innovation presso l'università di Harvard ha spiegato - leggendo un paper in inglese - l'essenza del Movimento 5 stelle e ha risposto - in italiano con traduttrice - alle domande poco tenere ma molto brit dei presenti, molti dei quali italiani. Non è stata certo una lectio magistralis, ma la trasferta statunitense rappresenta comunque un altro passo nell'accreditamento del deputato come possibile leader e del M5s come credibile forza di governo, in Italia prima che all'estero. Finalmente, dopo Londra e Israele, il premier in pectore del Movimento è riuscito a sbarcare negli States: il viaggio oltreoceano, infatti, era fissato per ottobre 2016, ma l'esplosione della guerra tra bande a Roma lo fece desistere.
VIAGGIO AMERICANO PER CINQUE. Di Maio nella sua trasferta è stato accompagnato da quattro persone: due membri dello staff comunicazione, tra cui il "cappellaio matto"-videomaker Emiliano Martino, il braccio destro Vincenzo Spadafora e il collega parlamentare Mattia Fantinati. Scelta curiosa quella di Fantinati, se non altro perché il portavoce veneto non si occupa di politica estera ma siede nella commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo e nella decima commissione: Attività produttive, commercio e turismo.
FANTINATI, IL FUSTIGATORE DI CL. Estraneo ai riflettori, Fantinati - tra i primi a confluire in punta di piedi nelle fila di Di Maio - si è conquistato i titoli dei giornaloni con l'intervento dal palco del Meeting di Comunione e liberazione di Rimini del 2015. «Siete lobby di denaro e potere», tuonò ai ciellini. «Avete trasformato l'esperienza spirituale morale in un paravento di interessi personali, avete generato un potere politico capace di influenzare sanità, scuole private, università e appalti». I voli e i soggiorni, come ha confermato a L43 l'ufficio stampa dell'Ash Center, sono stati a carico dei pentastellati e assistenti. L'università insomma non ha sborsato un dollaro.

Di Maio e Mattia Fantinati in partenza per Boston (Facebook). 

Una delle critiche rivolte a Di Maio dai banchi del Wiener Auditorium è stata sollevata da Mario Fittipaldi, cardiochirurgo pediatrico che ha studiato ad Harvard. Per il medico seduto in prima fila «è inaccettabile oggi parlare solo di onestà». «Non capisco come pretendiate di governare senza alcuna preparazione né strumento intellettuale», ha aggiunto.

COLLABORATORI PREPARATI? Di Maio ha risposto che ognuno «ha diritto ad avere un'opinione politica al di là del titolo di studio». E ci mancherebbe altro. Poi ha puntato il dito contro gli «esperti, quelli preparati di politica». Sono loro «ad aver ridotto il Paese in queste condizioni». E ad avere spinto lui e i suoi compagni di avventura a occupparsi della Cosa pubblica senza avere il tempo di formarsi e crescere. Ma la "competenza", viene da chiedersi, il M5s è riuscito quantomeno a scovarla scegliendo collaboratori capaci e preparati in grado di guidare questi «guerrieri meravigliosi» (cit. Beppe Grillo) nel labirinto della politica nostrana? Ecco alcune delle scelte del M5s.

Rocco Casalino con Beppe Grillo. 

Per la Comunicazione al Senato il capo staff prescelto è Rocco Casalino. Si firma «Dott. Ing, Coordinatore della Comunicazione Nazionale, Regionale e comunale del Movimento 5 Stelle Portavoce e Capocomunicazione del Gruppo M5S al Senato», cura le partecipazioni nei talk show degli eletti ed è inflessibile nelle conferenze stampa. Al grande pubblico nazionalpopolare però era già conosciuto per la partecipazione al primo Grande Fratello.

LITI E RECITAZIONE DA SNOB. Prima dei completi giacca e cravatta, c'erano tute di latex nero. In Rete sono ancora consultabili alcune sue apparizioni in tivù. Come la lite con Tina Cipollari, signora di Uomini e donne, nel salotto di Buona domenica nel lontano 2004. Mentre l'ormai nota intervista a Le Iene sull'«odore dei poveri», spiegò poi Casalino, non era che un esercizio attoriale. «Tre anni fa frequentavo il Centro Teatro Attivo di Milano», spiegò nel 2014 sul Blog. «In un corso di recitazione si sviluppò lo studio dei personaggi e a me fu affidata l'interpretazione di un personaggio snob, classista, xenofobo e omofobo. Per questa interpretazione, dovevo usare un linguaggio paradossale ed estremista. Per sbeffeggiare l'ipocrisia di molti personaggi pubblici, interpretai questo ruolo politicamente scorretto in una intervista a Le Iene, utilizzando lo studio fatto nel corso di recitazione. Quindi riprendo dei luoghi comuni sul presunto odore della pelle di persone indigenti e di rumeni».
Dopo la gavetta nei salotti "leggeri", l'ingegnere si avvicinò al mondo del giornalismo: per quattro anni ha condotto il programma di attualità Buongiorno Lombardia su Tele Lombardia diventando nel 2007 giornalista professionista (tesserino che invece manca a Luca Bozzi, suo "collega" alla Comunicazione in Senato). Nel 2008 Lamberto Sposini lo scelse come inviato di Versus, programma di Telenorba. Un'occasione che, come ricorda Libero, l'ex gieffino colse al volo ringraziando pubblicamente il giornalista con una lettera su Dipiù: «Da un anno ero disperato, senza lavoro. Ho studiato giornalismo, ma nessuno mi ingaggiava. Tu mi hai teso la mano e ora sono il tuo inviato speciale».

NEL 2012 CANDIDATURA PER IL M5S. Nel 2012 Casalino, già iscritto al M5s, presentò con un videomessaggio la sua candidatura alle Regionali. «Sono Rocco Casalino, ingegnere elettronico e giornalista professionista. Penso di essere utile al Movimento avendo molte capacità nel parlare con la gente e nel convincere le persone a passare dalla nostra parte. Vi chiedo solo di giudicarmi per quello che sono e di evitare i pregiudizi che ingiustificatamente mi accompagnano da molto tempo…». Redenzione compiuta e curriculum rimpolpato quindi.
Della delegazione partita alla volta di Boston fa parte anche Emiliano Martino. «VideoMaker & VideoEditor presso la Camera dei deputati», scrive sul suo profilo Facebook. Scorrendo il suo cv si scopre che è musicista professionista. Ha lavorato come grafico Enaip per 4 mesi (dal settembre al dicembre 2001); nell'ufficio stampa Acli dal gennaio 2002 a ottobre 2002 come apprendistato; come impiegato in un'agenzia viaggi. Poi nel 2014 l'ingresso alla Camera dei deputati come «consulente, operatore video e montatore ufficio comunicazione gruppo parlamentare Movimento 5 stelle».
In Senato invece il suo omologo videomaker è Nik il nero, soprannome (o nome di battaglia) del bolognese Nicola Virzì, ex fotografo ed ex camionista, fedelissimo di Massimo Bugani che è socio di Rousseau e dominus emiliano-romagnolo del M5s. Con il collega giornalista della Comunicazione Matteo Incerti, Nik è tornato a fare parlare di sé perché ha inseguito in stile Iena il direttore del Tg1 Mario Orfeo chiedendogli conto di alcune scelte editoriali del suo telegiornale: dalla presunta censura dell'intervento di Virginia Raggi in occasione del 60esimo anniversario dei Trattati di Roma a quella sul caso Consip.

GUAI CON IL COPYRIGHT. Disturbatore di professione, è passato alle cronache anche per aver usato in due suoi video brani musicali senza chiedere permesso agli autori. In un caso ad alzare la voce fu Ludovico Einaudi, che nel 2015 diffidò il M5s per la scelta di un suo pezzo come sottofondo all'involontariamente comico video contro l'euro con protagonista Paola Taverna. Poco tempo dopo il videomaker fece imbestialire pure la Tenderly, di cui aveva preso a prestito il jingle per la campagna IoNonLeggoRepubblica alludendo a ben altra destinazione d'uso del quotidiano.
LA MOGLIE GRILLINA A PROCESSO. È sposato con Serena Saetti, caporiona grillina bolognese finita a processo il 18 aprile 2017. I fatti risalgono al 2012 quando la pentastellata partecipò a uno scambio di mail con Bugani, Marco Piazza e altri pentastellati bolognesi in cui venivano presi di mira i "ribelli" Giovanni Favia e Federica Salsi, poi espulsi. Saetti era stata querelata dall'ex consigliere di quartiere Michele Onofri, poi uscito dal Movimento, anch'egli oggetto di insulti nel carteggio.

Nik il Nero in un video dal suo camion. 

Tornando alla missione ad Harvard, tra i partecipanti non poteva mancare il responsabile alle Relazioni istituzionali di Di Maio e cioè Vincenzo Spadafora. Il campano di Afragola, pur senza laurea, ha un curriculum politico di tutto rispetto. Dopo esperienze locali, venne notato dall'allora ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio che lo portò nella sua segreteria. Spadafora poco dopo fu "reclutato" da Francesco Rutelli che lo nominò capo di Gabinetto al ministero dei Beni culturali. Due anni dopo arrivò alla presidenza di Unicef Italia.
TRAGHETTATORE IDEALE. Abile nelle pubbliche relazioni, nel 2010 a soli 35 anni conquistò anche la presidenza delle Terme di Agnano, partecipata del Comune di Napoli guidato al tempo da Rosa Russo Iervolino. Nel 2011 invece venne nominato garante Unicef per l'Infanzia e l'adolescenza, figura creata dal governo Berlusconi. Insomma è il traghettatore ideale per catapultare Luigi da Pomigliano negli ambienti che contano: think tank, lobbisti e pure il Vaticano.
SPINTARELLA PER UNICEF. Il nome di Spadafora è finito nell'inchiesta Grandi Eventi nella quale però non è mai stato indagato. Angelo Balducci, ex provveditore alle Opere pubbliche del Lazio e presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, chiese a Spadafora una «cortesia». E cioè l'assunzione del figlio Filippo all'Unicef. Nulla di penalmente rilevante, certo. Ma un modus operandi non esattamente in linea con l'etica meritocratica del M5s. Che però abbiamo visto non essere immune, come gli altri partiti, a parentopolifamilismi e spintarelle.

Vincenzo Spadafora. 

Va detto che però Spadafora ha a cuore le competenze. E, infatti, il 4 ottobre 2016 su Facebook, a proposito dell'associazione Terza Italia (che riprende il titolo del libro che ha scritto nel 2014 per Mondadori) ha scritto: «Un cantiere aperto, di idee e di proposte. Per formare e proporre una classe dirigente competente. Per ricostruire un ponte tra i giovani e la politica». Ottimo, rimane da capire se il progetto sia complementare rispetto al Movimento 5 stelle visto che qualche mese prima - il 28 aprile 2016 - l'ex Garante aveva annunciato sempre sul social network il suo nuovo impegno come responsabile delle Relazioni istituzionali del vice presidente della Camera dei deputati.

I due post Facebook di Vincenzo Spadafora. 

A onor del vero, i pentastellati hanno cercato di avvelersi di esperti e riconosciuti professionisti della cosiddetta società civile, civil servant come si dice ad Harvard. A Roma, primo grande banco di prova di governo M5s, le cose però non sono andate benissimo. Non solo la sindaca Virginia Raggi ha riposto fiducia in Raffaele Marra, conoscitore sì della macchina burocratica romana ma arrestato con l'accusa di corruzione, ma ha dovuto fare fronte anche alle dimissioni di Marcello Minenna e Carla Romana Raineri, tecnici che avrebbero dovuto garantire autorevolezza alla gestione stellata della Capitale. Anche l'assessore esperta in ciclo dei rifiuti Paola Muraro e l'urbanista Paolo Berdini hanno fatto un passo indietro. Ma non tutto sembra perduto, almeno fuori dal Grande raccordo anulare.

RITORNO DI MINENNA NEL M5S. L'uomo Consob ed ex super assessore al Bilancio che aveva lasciato la squadra denunciando un «deficit di trasparenza» è stato avvistato alla convention di Ivrea #Sum01 dell'8 aprile 2017 il che ha fatto pensare che il suo nome resti comunque nella rosa dei papabili per un futuro ed eventuale esecutivo pentastellato. «Tecnocrazia e democrazia sono antitetiche», scriveva ne Il futuro della democraziaNorberto Bobbio. Ma il Movimento del fu Vaffa e del miraggio dell'«uno vale uno» diventato partito pigliatutto specialmente tra giovani e giovanissimi arrabbiati col sistema e la Casta è disposto ad ammetterlo?

Grandissimo De Luca

https://youtu.be/DvQmCKmhtEQ
Wikileaks pubblica una serie di documenti e comunicazioni personali a 24 ore dal voto in Francia. Gli americani accusano la Russia. La pubblicazione passata da 4chan
ALESSANDRO D'AMATO
La campagna di Emmanuel Macron ha denunciato un massiccio attacco di hacker dopo una fuga di documenti. Lo scrive la Bbc. Nella tarda serata di ieri sera sarebbero state postate online una gran quantità di mail che potrebbero essere collegate alla campagna del candidato all’Eliseo. Queste sono state pubblicate “insieme a falsi documenti per seminare il dubbio e la disinformazione”. Gli autori di questa operazione “chiaramente volevano minare la campagna a poche ore dal secondo turno”. “I documenti provenienti dall’attacco hacker – prosegue la campagna di Macron – sono “tutti legali ed espressione del normale funzionamento di una campagna presidenziale”.

L’attacco hacker contro Macron

Gli uomini di Macron non hanno indicato alcun specifico responsabile ma hanno ricordato quando gli attacchi alle e-mail del Partito democratico di Hillary Clinton. Il materiale è stato diffuso, secondo Numerama, una pubblicazione online dedicata al mondo digitale, attraverso gli utenti di una bacheca on-line, 4Chan. “MacronLeaks: a 24 ore dal voto, gli oppositori del candidato di En Marche! giocano le loro ultime carte”, scrive il sito, nell’articolo pubblicato in piena notte. “Ci vorrà tempo per vagliare tutto – spiega Numerama, dopo aver analizzato i dati, “ma a prima vista sembra essere tutto banale”. Nel materiale c’è di tutto: “Note informative, bollette, prestiti per importi assolutamente ragionevoli, suggerimenti e prenotazioni in mezzo ovviamente a scambi che sono strettamente personali, osservazioni sulla pioggia e sul bel tempo, una conferma della pubblicazione di un romanzo, la prenotazione di un tavolo”.
hacker macron
Vitali Kremez, direttore ricerca a Flashpoint, una società di intelligence americana, ha detto al New York Times che sospetta il coinvolgimento di un’operazione di spionaggio russa chiamata APT28. Il monitoraggio di APT28, noto anche come Fancy Bear, rivela che si sta muovendo in modo aggressivo contro i membri Nato e una varietà di obiettivi occidentali.

Wikileaks e gli hacker di Macron

L’utente che ha rilasciato i files, apparentemente non individuato, compare come EMLEAKS e anche se la campagna del candidato non elabora ipotesi sulla matrice dell’attacco informatico, il riferimento alle azioni di pirateria contro Hillary Clinton durante la campagna per le presidenziali americane sembra puntare il dito contro hacker al servizio della Russia. Il mese scorso, il gruppo di ricerca sulla cybersicurezza ha sostenuto che gli hacker russi che si identificano come Pawn Storm hanno preso di mira la campagna di Macron con tecniche pishing, per tentare di rubare dati personali. Wikileaks ha messo in rete un link al materiale diffuso ieri sera, ma ha preso le distanze dall’azione.
macron hacker
Gli archivi pubblicati di Emmanuel Macron (foto di Julien Cabot su Twitter)
macron hacker
Nei giorni scorsi Marine Le Pen aveva accusato Macron di avere un conto alle Bahamas in base a una serie di presunti documenti che erano usciti proprio da 4chan ma che Wikileaks non aveva pubblicato, forse perché era impossibile verificarne l’autenticità. Ieri la storia si era poi spostata alle Cayman.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...