sabato 25 giugno 2016

Farange come Grillo.

http://video.repubblica.it/dossier/brexit-gran-bretagna-fuori-da-ue/brexit-farage-si-rimangia-la-promessa-la-giornalista-lo-bacchetta/244445/244506

Brexit: hanno scelto i vecchi ignoranti

24 Giugno 2016 - 17:07
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edX
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Dio salvi la regina, ma soprattutto butti un occhio pure ai ragazzi di Scozia, Galles, Irlanda del nord, Inghilterra. Perché se gli elettori del Regno Unito hanno deciso di uscire dalla Ue, i giovani si sono espressi in massa per rimanere: il voto dei cittadini di età compresa fra i 18 e i 24 anni è stato infatti favorevole al Remain per il 75%. Il contrario (ovvero l'appoggio al Leave) si legge piuttosto fra anziani e coloro che hanno titoli di studio inferiori. E ditemi voi se questo non è uno scontro generazionale, o per meglio dire un disastro generazionale.
Secondo i dati di YouGov, ancora fra i 25 e i 49 anni il Remain aveva il favore delle urne (56%). Le cose sono cambiate dai 50 ai 64, con il 44%, e soprattutto oltre i 65 anni: gli anziani hanno votato per restare al 39%. Tradotto: fra i nonni e i nipoti passa uno scarto di 36 punti percentuali. È una visione della vita che più opposta non si potrebbe. E considerato il maggior numero di cittadini di età matura, tendenza di ogni paese occidentale, è questo che ha deciso l'uscita della Gran Bretagna.
Ora la delusione dei ragazzi britannici, accompagnata da un certo senso di vergogna, non è affatto rara da incontrare su Internet. Raro è piuttosto il contrario, cioè leggere commenti di soddisfazione per l'esito del voto su Twitter e Facebook. E questo è facile da spiegare, perché i sudditi di Sua Maestà che usano i social network sono, come altrove, prevalentemente adolescenti. Su questo c'è una riflessione seria da fare.
L'elettorato anziano che ha votato per l'uscita non ne subirà le conseguenze per anagrafe, perché l'aspettativa di vita di questo corpo elettorale in Gran Bretagna sta intorno ai 10 anni per gli uomini e ai 16 per le donne. E ancora: chi ha orientato la decisione non conosce il mondo di oggi, non usa la tecnologia, non viaggia, non parla due o più lingue. Eccolo il paradosso: hanno deciso coloro che la vita, per sua grande parte, l'hanno già vissuta e forse bene (mi concedo questa riflessione) perché nel ricordo di quello che la Gran Bretagna era prima della Ue (cioè un impero) ma che non potrà mai più essere anche con la Brexit. Lasciamo ad altri le considerazioni sulla nostalgia.
Mi limito a dire che i ragazzi che invece hanno sfruttato e sfruttano la modernità attraverso i suddetti social network e beneficiato dei programmi di sviluppo e di incontro fra popoli quali i progetti Erasmus e Leonardo, rimarranno con un palmo di naso e meno occasioni. Morale: i vecchi hanno scelto e i giovani ne subiranno le conseguenze.

Il caso del futuro assessore Andrea Lo Cicero e «l’aggressione» alla giornalista de L’Aria che tira

andrea lo cicero

Secondo la conduttrice de L'Aria che tira l'ex rugbista avrebbe aggredito l'inviata e l'operatore video. «Domani mostreremo le immagini». Ma lui smentisce su Facebook: «Semmai sporgo denuncia io»

Andrea Lo Cicero, futuro assessore allo Sport della giunta di Virginia Raggi, fa già parlare di sé. Secondo quanto riporta lui stesso, sul suo profilo Facebook, ci sono stati un po’ di problemi con una inviata della trasmissione de L’Aria che tira. Il programma a cura di Myrta Merlino stamane ha denunciato l’aggressione da parte del campione di rugby su una loro cronista e un loro operatore tv.

LEGGI ANCHE Come è andata davvero la storia di Maria Elena Boschi che non saluta Virginia Raggi

ANDREA LO CICERO E LA VERSIONE FORNITA A L’ARIA CHE TIRA

Secondo il racconto fatto stamane su La7 l’ex pilone sinistro della nazionale avrebbe aggredito l’inviata Elisa Covelli che ha cercato di intervistarlo nei pressi della sua tenuta a Nepi, vicino Viterbo,. «Lei è dai carabinieri – ha spiegato la Merlino – sta sporgendo denuncia per violenza privata e danneggiamento perché ha aggredito lei e l’operatore e ha danneggiato la telecamera. Domani faremo vedere le immagini».

ANDREA LO CICERO CONTRO LA TROUPE DI LA7: LA VERSIONE DEL RUGBISTA

Lo Cicero però fornisce un’altra versione:
In merito a quanto dichiarato all’interno della trasmissione L’Aria che tira su La 7, ci tengo a precisare che la giornalista insieme al suo operatore hanno violato la mia proprietà privata, irrompendo in casa mia senza alcuna autorizzazione del sottoscritto ed invadendo, dunque, la privacy del sottoscritto, della mia famiglia e del mio domicilio. Appreso il fatto ho invitato giornalista ed operatore ad allontanarsi e a lasciare la mia abitazione. A testimonianza che non ci sia stata alcuna aggressione sono stato io per primo a chiamare i Carabinieri. Sto valutando, pertanto, l’ipotesi di sporgere io denuncia.
Ecco infine un video che ben riassume la cornice di quanto accaduto: qui potete infatti vedere la giornalista stare tranquillamente al telefono e fingere di essere aggredita da me. Corre da sola e afferma “questo mi sta per menare, devo chiudermi in macchina”, celebrando un vero e proprio siparietto del ridicolo, mentre io me ne sto fermo e il suo cameraman riprende il tutto beatamente. Avete capito? Ora potete trarre le vostre valutazioni.
E allega un video. Eccolo:
Come andrà a finire? Lo vedremo domattina, probabilmente, su L’aria che tira.

Fitoussi: «È un No all’austerity. Se l’Ue non cambia presto altre Brexit»

Brexit
Jean-Paul Fitoussi, Coordinatore del Gruppo LIGEP e Professore LUISS Guido Carli, durante la presentazione del secondo report Ligep, oggi 26 ottobre 2012 all'università Luiss di Roma.
ANSA/ GUIDO MONTANI
L’economista francese: «Il voto britannico è figlio della crescita di povertà e disuguaglianze, l’euro-zona cambi rotta. Bene Renzi sugli Eurobond»
 
«Chi semina vento raccoglie tempesta. Per favore, che non si utilizzi una chiave ideologica per spiegare il voto britannico. Il segno preponderante del consenso alla Brexit fa riferimento ad un profondo disagio materiale, ad una enorme, squassante questione sociale che è il portato dell’iper austerità e delle politiche neoliberiste che hanno segnato negli ultimi decenni la politica dell’Unione europea. Quel voto si spiega con la povertà, con la scomparsa delle classi medie, con la deindustrializzazione che ha portato i ceti operai a vedere nell’immigrato un potenziale competitore in un mercato del lavoro sempre più ristretto e deregolamentizzato. Se non si aggrediscono i nodi veri della crisi, se l’Europa non cambia radicalmente verso, e un segno concreto in tal senso sarebbe il rilancio di politiche di crescita attraverso gli Eurobond, se non c’è questa correzione di rotta, allora prepariamoci ad altre “Brexit” e alla morte dell’Europa politica, prim’ancora che monetaria». A lanciare il grido d’allarme è Jean-Paul Fitoussi, Professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma. È attualmente direttore di ricerca all’Observatoire fran- çois des conjonctures economiques, istituto di ricerca economica e previsione, autore di numerosi saggi, l’ultimo dei quali è “Il teorema del lampione. O come mettere fine alla sofferenza social e” (Einaudi). «Sul piano geopolitico – rimarca Fitoussi – non v’è dubbio che l’uscita della Gran Bretagna indebolisce fortemente il peso dell’Europa nello scenario internazionale».

M5s, Federico Pizzarotti racconta il suo paradosso: "Io ancora sospeso. Assurdo amministrare città obbedendo a Casaleggio Associati"

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PIZZAROTTIment
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Federico Pizzarotti racconta il paradosso in cui vive, sospeso da M5s e tuttora nel limbo, e da alcuni consigli a Virginia Raggi. "Non credo che sottoporre alcune decisioni a uno staff nominato dalla Casaleggio associati vada bene. Un conto è rimettersi a un`assemblea di eletti o di iscritti, a chi lavora sul territorio e ne conosce i problemi. Un altro far decidere chi è lontano e magari, come nel nostro caso, prende decisioni sulla base di pettegolezzi o dicerie" dice in un'intervista a Repubblica.
Il sindaco di Parma è stato sospeso il 13 maggio per non aver comunicato di aver ricevuto un avviso di garanzia. Da allora, aspetta. "Avevamo pensato a un termine di 30 giorni, perché è quello che abbiamo trovato nei regolamenti per le espulsioni (di sospensione proprio non si parla). Ebbene, sono passati -dice -. E mi sorprende sentire Fico dire che non c`è nessuna scadenza, perché è evidente che questa situazione paradossale in cui non si ricevono risposte e non ci sono contatti non può durare per sempre".
Pizzarotti lamenta inoltre di non essere stato invitato all`incontro di Luigi Di Maio alla camera con nuovi e vecchi sindaci: "Penso che sia stato un gesto da immaturi, soprattutto non avvertirmi. Mi si poteva dire che per il bene del gruppo era bene non andassi: lo avrei fatto" anche se Pizzarotti pensa che "ogni passo verso una maggiore condivisione è utile, ma paradossalmente avere dei referenti parlamentari crea solo un collegamento con il centro, non un luogo dove i sindaci possono confrontarsi sulle buone pratiche. Va bene dire che le scelte locali non devono confliggere con quelle nazionali, ma serve anche il contrario: prima di prendere una decisione a livello nazionale vuoi chiedere ai tuoi amministratori quale sarà l`impatto per loro?".
Infine un consiglio a Raggi e Appendino "di dedicare una attenzione particolare alla scelta degli assessori. Devono selezionarli con la loro testa perché saranno loro a lavorarci 15 ore al giorno, sarà con loro che dovranno andare d`accordo. È La prima responsabilità che dovranno assumersi".

I grillini pubblicano sul blog di Beppe un articolo che sembra essere pro-Europa. Ma poi precisano: niente è cambiato. Un lettore però si accorge che l'articolo è stato modificato. Proprio nella parte che parlava di referendum sull'euro...
ALESSANDRO D'AMATO
Stamattina il MoVimento 5 Stelle ha pubblicato un articolo sul blog di Beppe Grillo in occasione del referendum sulla Brexit in cui spiegano cosa si vota nel Regno Unito, quali effetti potrà avere la consultazione e che decisioni potrebbe prendere il governo, oltre all’effetto che potrebbe avere dal punto di vista economico l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ha fatto molto scalpore il punto dieci della lista,
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movimento 5 stelle europa brexit
Il punto n. 10 del post sulla Brexit pubblicato sul blog di Beppe Grillo
10) Per il Movimento 5 Stelle l’Italia dovrebbe uscire dall’UE?“Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all’Unione Europea non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa “Unione” è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’UE dall’interno”.

M5S, Europa e referendum sull’euro

A molti è sembrato che la risposta fosse un segnale politico ben preciso: il MoVimento 5 Stelle prende le distanze da Farage, alleato all’interno dell’Europarlamento e non si iscrive più al partito degli euroscettici, visto che dice che vuole cambiare l’Unione Europea dall’interno (come del resto sostengono di voler fare l’intero Europarlamento e tutti i governi nazionali). Il MoVimento 5 Stelle Europa(si badi bene: Europa) ha pubblicato però una smentita di questa interpretazione: «In merito ad alcune ricostruzioni pubblicate da alcune testate, che attribuiscono al Movimento 5 Stelle un cambio di rotta sull’Unione europea, si precisa che è vero il contrario: il Movimento 5 Stelle non ha mai detto di voler uscire dall’UE, se così fosse non avrebbe presentato candidati al Parlamento europeo. Coerentemente, il M5S vuole abolire le Province quindi non ha proposto alcun candidato. Il referendum nel Regno Unito – prosegue la nota – ha seguito la strada tracciata dal Movimento 5 Stelle, quella di chiedere ai cittadini un parere su argomenti cosi’ importanti, attraverso un referendum consultivo. Nessun governo deve avere paura dell’opinione del proprio popolo. Sulla questione Euro – precisano ancora i 5 Stelle eletti in Europa – abbiamo chiesto l’indizione di un referendum consultivo per chiedere ai cittadini un parere sulla moneta unica perché il popolo è sovrano e deve potersi esprimere». Sul tema del referendum sull’euro e su come sia impossibile abbiamo scritto qui. Ora però è più interessante notare quanto si scrive nei commenti all’articolo pubblicato sul Blog delle Stelle, organo ufficiale del M5S: alcuni lettori, evidentemente molto attenti, fanno notare che il post è la fotocopia di un altro pubblicato il 20 maggio 2016. Ma, a differenza di quello, il punto 10 è stato radicalmente riscritto.
referendum europa euro movimento 5 stelle
Il commento che fa notare il cambiamento del punto 10
E cosa diceva il “vecchio” punto 10? Tutt’altro rispetto a quello che dice adesso. Diceva che l’Italia doveva liberarsi dal cappio della moneta unica che, come paese debitore, lo pone in condizioni svantaggiate in un processo di negoziazione.
10) L’Italia dovrebbe indire un referendum simile?“In Italia non si tiene un referendum sull’Europa dal 1989, ed i cittadini dovrebbero poter esprimere la loro opinione, senza dover sempre subire decisioni calate dall’alto. In ogni caso il Governo italiano dovrebbe negoziare con Bruxelles condizioni favorevoli alla sua permanenza in UE su una molteplicità di fattori che attualmente premiano solo ed esclusivamente i Paesi del Nord Europa. Ovviamente questo sarà possibile una volta che il nostro Paese si sarà liberato dal cappio della moneta unica che, in quanto Paese debitore, lo mette in condizioni svantaggiare in un processo di negoziazione. Il rischio di fare la fine di Tsipras sarebbe altissimo”.
movimento 5 stelle europa brexit 1
Il vecchio punto dieci ancora presente nella cache di Google (che viene periodicamente aggiornata, quindi il link è a scadenza)

Lo strano caso del punto sulla Brexit cambiato

Insomma, qui si esprime una posizione netta a favore dell’uscita dal “cappio della moneta unica“. Ci siamo vicini, anche se non è esattamente quanto aveva sostenuto Luigi Di Maio martedì sera a Ballarò (a partire dal minuto 15):
Ok, ma per l’euro? Ci dobbiamo restare o no nell’euro?«Sull’euro per la prima volta in tanti anni credo che debbano scegliere i cittadini italiani con un referendum consultivo».
Ma la vostra linea qual è?«Un referendum consultivo sull’euro»
Non avete una linea, quindi.«Noi abbiamo sempre detto che l’euro così non funziona e che dobbiamo preferirgli l’euro 2 o monete alternative»
Il M5S Europa quindi ha ragione quando sostiene che i grillini non hanno mai chiesto di uscire dall’Unione Europea e quindi non c’è alcun cambio di posizione da questo punto di vista nel post pubblicato oggi. Ma un cambio di posizione c’è: sull’euro. Mentre appena un mese fa il M5S  Europa diceva che il paese si deve liberare dal cappio della moneta unica, nella posizione odierna (quella della nota) torna a chiedere semplicemente un referendum sulla questione per lasciare esprimere il popolo sovrano. E euro 2, l’euro 2.0 o le monete alternative? Quella è tutta un’altra storia. Molto più complicata di quello che sembra a Di Maio.

venerdì 24 giugno 2016

Vedo che gli inglesi non sono molto diversi dagli italiani

L’egoismo degli anziani ha distrutto il sogno dei loro nipoti

Brexit
leave anziani
Superati 65 anni la diffidenza nei confronti del Vecchio continente aumenta vertiginosamente: la quota ‘leave’ arriva quasi al 60%.
 
Da una prima analisi del voto sulla Brexit emerge una evidente frattura generazionale. Nel decidere le sorti della loro terra, i meno giovani, quei cittadini che avrebbero dovuto avere mostrare un grado maggiore di lungimiranza e più raziocinio, non hanno preso in considerazione le speranze dei loro nipoti, distruggendo di fatto quel sogno di condivisione europea incarnato dalla cosiddetta generazione erasmus.
Fra i 18 e i 25 anni la quota di chi ha voluto separarsi dal continente non è arrivata nemmeno al 25% (risulta leggermente più alta sotto gli ‘anta’). È chiaro che non si può ricondurre tutto a una questione generazionale ed è altrettanto evidente che a vincere sono stati soprattutto gli euroscettici che hanno cavalcato la paura (della migrazione, ad esempio).
voto anzianiTuttavia il flusso dei voti parla chiaro e in questo caso i numeri non mentono. Con il progredire dell’età la tendenza alla Brexit – lo certifica il sondaggio di YouGov – tende a crescere fino a sfondare la fatidica soglia del 50% subito dopo i 50. A partire da lì, la diffidenza verso la fuoriuscita del Vecchio continente aumenta vertiginosamente: superati i 65 anni la quota ‘leave’ arriva quasi al 60%.
E a 75 anni si rasenta il plebiscito: almeno il 70-72%% non vedeva l’ora di mollare l’Ue.
C’è poi un altro tipo di spaccatura, quella legata al titolo di studio. Fra i cittadini che hanno una laurea, infatti, il 71% ha votato contro la Brexit. Sempre secondo il sondaggio di YouGov, chi ha titoli di studio inferiori ha votato al 55% a favore della Brexit e al 45% per restare in Europa.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...