sabato 12 marzo 2016

Cinque Stelle l'atto di accusa degli espulsi: a Torino comanda un gruppo segreto

Ne farebbero parte 160 attivisti. Regole stravolte, dossier, veleni
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DOPO le regionali hanno cominciato a nascere i "gruppi segreti". Così li chiamano nel mondo underground del Movimento 5 stelle. Nessuno che non sia ammesso può partecipare e leggere i contenuti. Dentro si dialoga animatamente, a volte ci si insulta minacciando querele. Sono ammessi quelli che dovrebbero essere i più motivati del Movimento 5 stelle, il gruppo pensante, i più dinamici: sono circa 160 nel gruppo attivisti e attiviste di Torino. Ma dalla rete segreta stanno cominciando le fuoriuscite: qualcuno è esasperato da toni e insulti, altri vengono "bannati", come si usa dire in gergo. Improvvisamente sparisce.
 
E' capitato a Manola Gozza, messa fuori ad aprile del 2015. Le ragioni? Lei la racconta così: "Ero andata fuori Italia e quando sono tornata semplicemente non c'ero più. Ho chiesto ripetutamente spiegazioni a Marina Commisso e Gianni Limone del gruppo comunale che allora erano "amministratori", ovvero quelli che autorizzano l'ingresso nel gruppo e controllano i contenuti. Nulla, non ho capito. In un riunione successiva del gruppo segreto ho chiesto spiegazioni. C'erano tutti, dal consigliere Davide Bono a Chiara Appendino e il marito. Sguardi bassi, nessuno ha risposto. Poi mi hanno preso da parte e mi hanno fatto capire che frequentavo gente non troppo gradita e avevo messo un "like" ad un progetto sottoscritto da Eleonora Bechis, uscita dal Movimento, e dalla deputata Giulia Sarti. Un progetto di volontariato che si chiama "Un sacco di vita"". Fuori per un "like"? Cosa succede nel Movimento 5 stelle piemontese? Il fiume del dissenso è in piena: si denunciano espulsioni, la presenza di dossier, si dice che le "regole non ci sono e cambiano ad hoc quando si va al voto " e che ci sono "eletti che non dovrebbero avere il ruolo di "organizer" ma che invece organizzano e coordinano ". Mentre a Napoli sono state espulsi attivisti perché i gruppi segreti al nazionale non piacciono "qui in Piemonte sono ammessi e si diffondono". Il paradosso è che al gruppo segreto si risponde con "sotto-gruppi segreti" di dissenso a cui partecipano anche membri del gruppo ufficiale. Roba da film.
 
Da Torino mesi fa è partita una lettera indirizzata a Beppe Grillo in cui si segnalano casi e fatti. L'ha firmata Margherita Cardone, insegnante di matematica e fisica in pensione di 71 anni ed attivista da sempre, uscita volontariamente dal "direttivo" perché "indignata dal comportamento verso Manola Gozza e la decisione di andare per avvocati per uno scambio piuttosto duro con un attivista all'interno del gruppo segreto". Tre pagine in cui si racconta persino delle dichiarazioni sulla presenza di dossier sugli attivisti. "Come me, altri, anche alcuni eletti, hanno cominciato a criticare questo atteggiamento prevaricatore. Così hanno deciso di inventarsi un altro sistema facendo riunioni a porte chiuse per isolare quelli che facevano domande ed esprimevano critiche ". A Torino, incalza Cardone "gli attivisti sono utili solo se offrono bassa manovalanza a bocca chiusa". A novembre dello scorso anno invia anche un sms a Roberto Fico: "Gli attivisti pensanti e onesti non possono più accettare la deriva autoritaria e costrittiva che stiamo subendo nel movimento piemontese. Possiamo documentare ".
 
Fuori da Torino il clima è più sereno? Non pare proprio. A Nichelino Domenico Cuppari è stato espulso. Lui è architetto e ufficiale dell'esercito, in passato candidato sindaco e ora non più interesato al ruolo. Dopo la sospensione avvenuta il 18 gennaio 2016 perché avrebbe utilizzato su una pagina facebook il logo del Movimento, ha presentato ricorso al Comitato d'Appello nazionale dichiarando che a suo parere, e a parere di molti altri attivisti di Nichelino, la vera ragione dell'espulsione era invece "non consentire ad un nuovo meet-up "Nichelino in movimento-amici di Beppe Grillo" di poter presentare un candidato in antitesi a quella del gruppo locale. L'espulsione è datata 28 gennaio. Il resoconto di Cuppari della riunione che si è svolta l'8 gennaio a cui ha partecipato anche il parlamentare Ivan Della Valle rivela quanto sia forte il disagio: "Avevo accompagnato questi attivisti che volevano presentare una candidatura alternativa. Ma dopo molte discussioni Della Valle ha detto pubblicamente che si poteva andare alle primarie. Peccato che subito dopo noi siamo stati allontanati e in venticinque hanno votato la candidatura di Antonella Pepe. Pochi giorni dopo c'è stata la conferenza stampa". Ejlal Moughari, iraniano operaio specializzato, conferma e sintetizza quello che dice essere il clima: "Il metodo che usano è quello della supervisione. Loro vedono te e tu non puoi vedere loro. Le regole sono
 flessibili e dalle regole si esce quando si capisce che ci sono persone che possono mettere a rischio le poltrone del gruppo di potere". C'è pure lo strano caso di Lucia Pascalis, giornalista e attivista di Chivasso. Dopo una denuncia di alcuni consiglieri del Movimento contro ignoti per "sospetta violazione della corrispondenza e presunto reato di ricettazione", nel 2013 a casa sua si presentarono i carabinieri. E'stata assolta il 16 febbraio.

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SABATO, 12 MARZO 2016
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Matteo Renzi attacca Massimo D'Alema: "Non accettiamo lezioni da chi distrusse l'Ulivo e consegnò paese a Berlusconi"

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"L'italia ha vissuto per 20 anni come sotto un sortilegio: 'non si può far niente. E' tutto già scritto. E questo incantesimo lo abbiamo prodotto anche noi quando siamo andati a governare come centrosinistra. Perché oltre a fare cose belle, dal giorno dopo hanno cominciato a dividersi e a litigare, tanto è vero che quelli che oggi mi vogliono dare lezioni e chiedono più rispetto per la storia dell'ulivo sono quelli che hanno distrutto l'ulivo consegnando per 20 anni l'italia a berlusconi. Quando tocca a noi governare bisogna governare". Così Matteo Renzi a Classedem, la scuola di formazione del Pd.
"Mi piacerebbero interventi sulla realtà dei fatti, non sulla realtà parallela che viviamo con le discussioni interne" al Pd, ha aggiunto il premier Matteo Renzi alla scuola di formazione politica del Pd. "La realtà è testarda, qualcuno può dire 'a Renzi non lo voto', ma il dato di fatto è che il Paese sta cambiando", aggiunge. 
La risposta di Bersani. "Affermazioni del genere non meritano un commento. Renzi ricordi che noi l'abbiam fatto l'Ulivo. Noi l'Ulivo l'abbiamo fatto". Così ha risposto Pier Luigi Bersani, interpellato a margine della kermesse di Sinistra riformista. "Se lui è la vera sinistra, noi cosa siamo?", replica a un'altra delle affermazioni del premier, che rimbalzano a San Martino in Campo (Perugia) da Roma.
Primarie di Napoli. "Mettere in discussione il principio delle primarie offende non il Pd ma la democrazia", ha continuato, un occhio rivolto verso il caso di Napoli. "Le primarie non sono solo il miglior strumento per la selezione del candidato ma sono un presidio di democrazia per tutti, consentono alla politica di avere un rapporto con la gente". "La questione di Napoli è complicata. Non per le primarie ma per Napoli". "Ci sono possibilità che devono riaprirsi in una zona meravigliosa. Napoli e la Campania hanno tutto per ripartire, penso all'alta velocità Napoli-Bari. I ricorsi sono stati presentati, le commissioni decideranno, ma dal giorno dopo l'obiettivo deve essere rimettere a posto la situazione. Se il risultato delle primarie sarà confermato, dobbiamo stare tutti con Valeria Valente", ha aggiunto. "Se ci sono stati comportamenti fuori dalle regole occorre provvedere ma senza sparare nel mucchio. Esiste un disegno per screditare le primarie come strumento".

I leader della nuova politica.


M5S MILANO: PATRIZIA BEDORI SI RITIRA DA CANDIDATO SINDACO

bedori-matteoderricoLa candidata sindaco del Movimento 5 Stelle a Milano, Patrizia Bedori, è prossima al ritiro dalla corsa elettorale verso Palazzo Marino.

La candidata dei 5stelle non avrebbe mai convinto i vertici del Movimento, in particolare Gianroberto Casaleggio, riferisce l’Adnkronos. Tra le critiche “eccellenti” c’era stata quella di Dario Fo.

Bedori, raccontano fonti qualificate, ieri avrebbe condiviso la volontà di ritirarsi con gli attivisti del Movimento a lei più vicini non ha preso parte alla riunione alla Casaleggio Associati con i vertici del Movimento, alla quale era presente anche Beppe Grillo.

La Bedori si è data 48 ore per sciogliere la riserva. Tra le ipotesi per scegliere il nuovo candidato sindaco c’è quella di tornare a un nuovo voto online.

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Ma non dicevano a Bersani di voler fare tutto in streaming?

A Milano vertice segreto con Casaleggio e Grillo: sette città nel mirino 

Roma e Torino in cima agli obiettivi dei cinquestelle. In vista importanti novità: o un passo indietro formale di Grillo o un probabile allargamento dei vertici

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Si presentano quasi simultaneamente. Gianroberto Casaleggio, suo figlio Davide, i cinque deputati del direttorio e, per ultimo, a piedi e con tanto di valigia in mano, Beppe Grillo, staccato solo di una manciata di minuti dagli altri. Arrivano alla sede della Casaleggio Associati, nel cuore di Milano, intorno alle 10.30 di venerdì per un vertice top secret, forse il più importante degli ultimi otto-nove mesi per il Movimento. Nessuno si lascia scappare una parola sul summit, nessuno vuole commentare. 
Passo indietro di Grillo o allargamento dei vertici?
Prima delle 13 è tutto concluso. O per meglio dire: è terminato il primo step, perché nel pomeriggio c’è un secondo incontro. Ma è proprio la mega-riunione del mattino il momento dirimente della giornata pentastellata. Certo, ci sono le amministrative nel mirino e c’è anche il lancio in contemporanea della seconda fase del tour teatrale di Grillo (tredici date, l’ultima a Milano il 26 maggio, giusto poco prima della fine della campagna elettorale), ma il cuore del vertice è stato segnato da «importanti novità strutturali». Le ipotesi che filtrano vanno in una duplice direzione: da un passo indietro formale di Grillo a un cambiamento (forse un allargamento) dei vertici. 
L’obiettivo principe è vincere a Roma e Torino
Intanto, tra i Cinque Stelle si ragiona anche in vista delle Comunali. L’obiettivo principe è vincere a Roma e Torino, ma i pentastellati stanno iniziando a fissare qualche altra asticella. L’ambizione è arrivare per la prima volta in doppia cifra ai ballottaggi nei capoluoghi. Dieci città. «Si tratta di un auspicio, sappiamo che correndo da soli, senza alleati, sarebbe un risultato straordinario, difficile da centrare per qualsiasi forza politica», chiariscono nel Movimento. Le città con più chance, oltre alla Capitale e al capoluogo piemontese, sono Napoli, Benevento, Cagliari e in seconda battuta Bologna e Cosenza. 
Sul blog di Grillo il pezzo dell’Economist che lancia la Raggi
Il fiore all’occhiello delle aspirazioni rimane comunque Roma. Ieri il blog ha rilanciato l’articolo dell’Economist su Virginia Raggi e la sua «buona possibilità di successo». E sempre ieri si è consumata la riunione che segna la «pax romana» tra le due anime del Movimento. Alle due di pomeriggio Gianroberto Casaleggio ha incontrato Marcello De Vito, l’ex consigliere — considerato vicino a Roberta Lombardi — sconfitto da Raggi al ballottaggio e «volto» di una buona parte degli attivisti romani. 
A Roma, disgelo De Vito e Raggi 
Dopo mesi di tensione, negli ultimi giorni c’è stato un disgelo: De Vito e Raggi hanno pranzato insieme, trovando un accordo. Ieri lo stratega e l’ex consigliere comunale si sono confrontati: l’ipotesi di un ruolo per il secondo classificato alle comunarie — in caso di vittoria M5S — come vicesindaco non è tramontata, ma è sempre più probabile che De Vito possa essere indicato come presidente dell’Aula al Campidoglio. Nel vertice, che è servito per smussare le polemiche interne, è stata ribadita l’importanza della sfida romana e la necessità di coesione interna. «Il nemico — è il mantra del M5S — è all’esterno» e in questa direzione Di Maio torna ad attaccare i dem sul caso Napoli: «Qual è il messaggio che il Pd lancia quando dice che, nonostante i brogli, alle primarie di Napoli è tutto regolare?».

#IGrillininonsannogovernarecomeiLeghisti

Sos Aamps, il M5s si sfila e il consiglio non approva nulla

Inutili le oltre sei ore di dibattito di fronte ai lavoratori Aamps infuriati. Valiani (Lbc): è la giunta che ha fatto saltare la mediazione. E per Ruggeri (Pd) "non si può non mettere la clausola sociale su un’azienda al 100% del Comune"
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LIVORNO. Non sono bastate più di sei ore di consiglio, compresa un'ora e mezzo di sospensione e una conseguente riunione fiume dei capigruppo, per arrivare a un documento condiviso da maggioranza e opposizione sulla salvaguardia dei lavoratori di Aamps. Anzi, alla fine della fiera sono i Cinquestelle a ritirare il loro e le opposizioni a votare il proprio più quello condiviso emendato, che sono stati entrambi poi respinti (16 a 13) dall'aula.

La mediazione era saltata, sottolineata da un applauso beffardo dei lavoratori assiepati alla balaustra quando il presidente del Consiglio Daniele Esposito, alla ripresa della seduta, aveva annunciato la fumata nera. I lavoratori hanno sfogato la loro rabbia con urla e grida che hanno fatto sospendere nuovamente la seduta. «È la giunta che non ha permesso la mediazione – ha detto Marco Valiani (Livorno bene comune) – e le cose vanno dette come stanno, non c'è stata nessuna volontà di trovare un accordo nonostante Bastone fosse d'accordo per trovare un punto di incontro».
Dopo la rapida esposizione dell'assessore Gianni Lemmetti sul bilancio di previsione del Comune, la seduta si è incentrata su Aamps con la presentazione dei due atti di indirizzo, uno della maggioranza e l'altro delle opposizioni, per la tutela occupazionale dei lavoratori della municipalizzata. «Mi pento di aver provato a mediare – ha attaccato Marco Cannito (Città Diversa) – su una mediazione che avevate chiesto voi. Ci avete preso in giro ancora una volta: la solita dimostrazione di arroganza».

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La quadra del cerchio si era apparentemente trovata con la formula del mantenimento degli attuali livelli di occupazione dell'azienda, il salario previsto da FederAmbiente e la valorizzazione delle professionalità con il pagamento puntuale per le ditte fornitrici, ma il documento è saltato «perché non volete dare garanzie del mantenimento dei livelli occupazionali», ha proseguito Cannito, «e quindi è evidente che volete usare anche la leva del cacciare i lavoratori e avete rifiutato anche la clausola del mantenimento degli inquadramenti contrattuali, fatta salva la contrattazione sindacale». A quel punto è esplosa la contestazione dei lavoratori e i consiglieri di maggioranza sono usciti dall’aula. «Non escono di qui fino a quando non c'è un atto di salvaguardia. Vergognatevi», hanno urlato alcuni dal pubblico.
La seduta è poi ricominciata con Pietro Caruso (Pd): «Eravamo arrivati a un accordo più che buono. Non so perché sia stato deciso di non portare avanti questo atto di giustizia nei confronti dei lavoratori e della città». Di danni incalcolabili alla credibilità del consiglio ha parlato Marco Ruggeri (Pd): «Diamo questo atto di indirizzo, non si possono tenere tre ore ad aspettare persone esasperate per un accordo che poi non si trova, e non si può pensare di non mettere la clausola sociale su un'azienda al 100% del Comune».

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Aamps: il tribunale accoglie la richiesta di concordato

Livorno, la notizia è arrivata nella mattinata di lunedì 7 marzo. Soddisfatta l'amministrazione comunale. I gudici: "il Comune non deve coprire il buco della società". Nominato come commissario il commercialista Fabio Serini  

Del resto era stato proprio Francesco Bastone (M5S) ad aver chiesto di trovare un punto di convergenza sui due documenti. «La preoccupazione dei lavoratori è del tutto comprensibile», aveva detto in apertura, facendosi garante di una riorganizzazione del lavoro in Aamps perché l'azienda torni a essere efficiente e torni a camminare con le proprie gambe, per arrivare anche a ulteriori assunzioni. «Non potete chiedere alla politica di fare il sindacato», ha ripreso il sindaco Filippo Nogarin: «C'è stata una mediazione e purtroppo l'atto congiunto non è arrivato a compimento anche a me avrebbe fatto piacere, ma questo non è stato possibile».
Un altro urlaccio dal pubblico («ci hai preso in giro un anno e mezzo») e un altro colpo di scena: mozione d'ordine di Alessio Batini per chiedere un'ulteriore sospensione del gruppo Cinquestelle. Dopo un'ora si riparte con l'annuncio di Bastone che partorisce il topolino: «Abbiamo deciso di ritirare l'atto di indirizzo, riformularlo è riproporlo possibilmente condiviso al prossimo consiglio».

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...