sabato 5 marzo 2016

E pensare che Salvini è rimasto ancora al fatto che la criminalità organizzata mafiosa non è al nord.

Milano, gli affari della 'ndrangheta tra coop e fondazioni

L'inchiesta sulla farmacia Caiazzo svela la complicità della borghesia milanese coi clan. Entrati nel tessuto economico della città. Il ruolo della Pro Jerusalem.

05 Marzo 2016
Ilda Boccassini.
Ilda Boccassini.
Non è un'indagine come tutte le altre quella che Ilda Boccassini ha coordinato sulla farmacia di piazza Caiazzo a Milano, scoprendo i tentacoli della 'ndrangheta nel cuore della «capitale morale» (copyright Raffaele Cantone).
Perché la Dda milanese ha scoperchiato un nuovo modo di agire delle cosche calabresi, dopo le inchieste Infinito e Minotauro.
La 'ndrangheta si è fatta borghesia, è entrata nel tessuto economico politico della città, vuole diventare rispettabile, è ormai radicata. Lo ha fatto in 10 anni di viaggi da Sud a Nord, come racconta l'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Giuseppe Strangio, storico affiliato di una famiglia di San Luca.
E ci è riuscita grazie alla complicità di una borghesia silente come quella del Nord, come ha spesso ripetuto la stessa Boccassini.
IL RUOLO DI COSIMO SALERNO. Ma c'è molto di più in questa inchiesta dove si indaga soprattutto per riciclaggio di denaro sporco, con tutta probabilità ricavato dal traffico di cocaina e dalle estorsioni, tra strani versamenti di quote a Fondazione Pro Jerusalem e soci titolari di cooperative sociali in Calabria.
Il personaggio di spicco che emerge dalle carte è Cosimo Salerno.
La direzione distrettuale antimafia non lo indaga in questa inchiesta perché per lo stesso reato si sta procedendo nei suoi confronti davanti al tribunale di Perugia nell’ambito del riciclaggio delle ricchezze della famiglia Marando.
SNODO DEI CAPITALI DI 'NDRANGHETA. Ed è proprio sui beni di questa famiglia di ‘ndrangheta, particolarmente attiva nel Piemontese, che emerge la figura di quello che - senza mezzi termini - gli investigatori definiscono «depositario e riciclatore della notevolissima ricchezza accumulata da Rosario Marando».
Salerno è punto di snodo per vari capitali delle ‘ndrine. Il suo nome fa capolino nelle inchieste dell’antimafia da quasi 10 anni e in questa indagine viene messo in relazione strettissima con Giuseppe Strangio.
«Analizzando i rapporti tra Strangio e Salerno (e le figure a quest’ultimo facenti capo) appare limpida», scrive il gip di Milano Maria Cristina Mennocci, «la conclusione che parte del denaro utilizzato per l’acquisto della farmacia Caiazzo (da cui l’indagine ha preso le mosse) proviene in ultima analisi dal denaro dei Marando, riciclato da Cosimo Salerno». 

I contatti Strangio-Salerno all'epoca dell'acquisto della farmacia Caiazzo

La farmacia Caiazzo finita al centro dell'inchiesta.
La farmacia Caiazzo finita al centro dell'inchiesta.
Tra i rapporti di Strangio con Salerno e i 200 mila euro per l’acquisto della farmacia milanese, passati tra le poste di Sidereo e la società Piramide Costruzioni di Salerno, c’è anche una fondazione su cui si sa molto poco: la Pro Jerusalem.
Da qui, ricostruiscono le indagini bancarie effettuate dai magistrati milanesi, risulta «un ulteriore “contatto di contenuto economico” diretto» tra Strangio e Salerno.
Contatti frequenti, in particolare, si sono registrati nel 2005, «quando l’acquisto della farmacia Caiazzo è entrato nel vivo», annotano gli inquirenti. «Rimane ovviamente da spiegare», proseguono gli investigatori, «la ragione di questa cointeressenza nella fondazione e ciò potrà essere fatto sentendo a sommarie informazioni i soggetti che hanno versato denaro alla Pro Jerusalem».
SOCI IN INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ. Fondazione di cui risulta un intervento nell’ormai lontano 2007, proprio da parte di Cosimo Salerno, all’assemblea generale dell’Istituto per la famiglia. I prossimi passi degli investigatori e gli interrogatori dei magistrati verteranno sulla Pro Jerusalem e i suoi finanziatori.
Di certo, fa un certo effetto notare come tra i soci di Salerno ci sia un titolare della cooperativa sociale Il Sentiero di Reggio Calabria.
Lo si scopre tramite una semplice visura camerale, trovando che la finaziaria Leaderfin intestata al presunto cassiere ndranghetista ha due soci, uno sempre impegnato nel settore farmaceutico e l'altro invece che si occupa di iniziative sociali.
«SUPERATA LA LOGICA DELL'INFILTRAZIONE». «In regione Lombardia si è, da tempo, superata la logica della infiltrazione, intesa come sporadico inserimento della 'ndrangheta nell'economia legale (penetrazione di qualcosa di negativo all'interno di un tessuto sano) e ad essa è subentrato il concetto di vero e proprio radicamento», è l'analisi contenuta nella relazione annuale della Dna (Direzione nazionale antimafia) che prende in esame la diffusione delle organizzazioni mafiose in Lombardia dal primo luglio 2014 al 30 giugno 2015.
E, tra le condizioni di contesto che hanno consentito il radicamento della 'ndrangheta in Lombardia, «vi è la disponibilità del mondo imprenditoriale, politico e delle professioni (cioè il cosiddetto capitale sociale della 'ndrangheta) ad entrare in rapporti di reciproca convenienza con l’organizzazione».
Le indagini hanno quasi sempre riscontrato la presenza di figure «riconducibili al paradigma della 'borghesia mafiosa', canali di collegamento tra la società civile e la 'ndrangheta e nessuna categoria professionale è esente da questa considerazione: forze di polizia, magistrati, avvocati, imprenditori, medici, appartenenti a livelli apicali della pubblica amministrazione, politici».
Una capitale morale che tanto morale non è.

Spy Story a 5 Stelle, Pd all'attacco sul controllo di Casaleggio sui parlamentari. Esposito presenta interrogazione, Grillo nega tutto

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Gulag, inquietante spy story, Watergate, setta oscura. Il Partito Democratico va all'attacco del Movimento 5 Stelle dopo che Salvatore Merlo sulle pagine del Foglio ha documentato come funziona il controllo dei parlamentari grillini da parte della Casaleggio Associati, la società che fa capo al guru Gianroberto. Ombre che ora il PD chiede di dipanare perché è a rischio l'esercizio della funzione parlamentare. 
Non solo: il senatore dem Stefano Esposito depositerà la prossima settimana un'interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno per fare luce sull'accaduto. "E prima ancora - dice all'HuffPost - chiederemo alle presidenze di Camera e Senato di dare mandato ai questori di avviare un'indagine interna". Anche perché "noi sappiamo che la vicenda ha riguardato parlamentari a 5 stelle, ma chi ci dice che la Casaleggio Associati non abbia violato la privacy anche di altri parlamentari non del Movimento? Il dubbio è lecito, stando a quanto raccontato dal Foglio. Bisogna capire se dobbiamo fare i conti con una nuova Costituzione, quella della Casaleggio Associati".
"C'è un gruppo politico manovrato, ricattato, minacciato e diretto dall'ufficio di una società privata a Milano di cui non si sa nulla - continua Esposito - Abbiamo fatto una battaglia contro Berlusconi ma almeno Berlusconi si è candidato. Casaleggio invece vuole dirigere il Paese standosene chiuso nel suo ufficio". 
LA REPLICA DI BEPPE GRILLO. "Casaleggio Associati non ha mai avuto accesso al server in questione come già dichiarato. Per quanto riguarda il grave attacco dal sedicente gruppo 'hacker del Pd' che ha divulgato email dei parlamentari appena insediati si sta ancora aspettando che vengano identificati e incriminati i colpevoli da due anni". E' quanto si legge in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, dopo le polemiche suscitate per le notizie relative ad un presunto spionaggio del server del Gruppo del Movimento 5 stelle.
"La paura sale per le amministrative -si legge nel post- e il fango è pronto per essere tirato contro il MoVimento 5 Stelle.
Anche le querele sono pronte e vengono inviate regolarmente. Ogni tanto è necessario tuttavia fare anche qualche precisazione. Relativamente all'articolo del 'Foglio' scritto da Salvatore Merlo (già oggetto di precedente querela per testi non veritieri e diffamanti sul MoVimento 5 Stelle e su Casaleggio Associati) si precisa e ricorda che i due fatti a cui si fa riferimento sono stati chiariti in modo pubblico all'epoca dei fatti e Casaleggio Associati non ha mai avuto accesso al server in questione come già dichiarato".
"Per quanto riguarda il grave attacco dal sedicente gruppo 'hacker del Pd' che ha divulgato email dei parlamentari appena insediati si sta ancora aspettando che vengano identificati e incriminati i colpevoli da due anni. Viene il sospetto che essendo forza di opposizione il governo e la presidenza della Camera non stia dedicando sufficienti risorse per identificare i colpevoli di atti così gravi all'interno del Parlamento stesso".
PD all'attacco. "Che Casaleggio fosse il vero, oscuro e nascosto capo del M5S era già chiaro, ma è davvero inquietante leggere che spia i suoi parlamentari. La 'Spectre' al confronto sembra un'associazione di dilettanti", ha dichiarato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini.
"Questa - ha aggiunto - è una brutta idea di democrazia. Mentre noi siamo in mezzo alle persone a scegliere i candidati, lui mette in piedi sistemi per il controllo totale degli eletti del Movimento. Se la vicenda venisse confermata, sarebbe una cosa gravissima, tale da mettere a repentaglio i principi democratici. Per di più con i soldi dei gruppi parlamentari, cioè dei cittadini".
"Mi rivolgo alle istituzioni della Camera per sapere come sia possibile che una società esterna possa controllare e spiare le mail e vari documenti di parlamentari", ha rincarato la dose il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato. "Mi aspetto che la presidenza della Camera, l'ufficio dei Questori vogliano chiarire quanto prima questa violazione della privacy anche al fine di valutare un eventuale intervento della magistratura".
Il problema di un presunto controllo da parte dell'azienda del 'guru' dei 5 Stelle in realtà uscì già molto tempo fa: per la precisione nel mese di ottobre del 2014 ci furono sospetti di hackeraggio di e-mail con la cancellazione di mail ad una trentina di parlamentari pentastellati. Ci furono diverse assemblee infuocate dei parlamentari grillini che portarono alla nota del gruppo parlamentare M5S con la quale si avvertiva che, in caso di "ingressi abusivi nei sistemi informatici" o "qualunque altro utilizzo improprio del server" ci sarebbe stata una "segnalazione all'Autorità". La Casaleggio Associati rispose precisò di non essere coinvolta in alcun modo e annunciò una "denuncia contro ignoti per accertare i fatti di natura diffamatoria e lesiva nei confronti della società stessa".
Ora il "sistema" di controllo a danno dei parlamentari torna alla ribalta. La vicepresidente della Camera, Marina Sereni, ha dichiarato: "Documenti e mail attesterebbero la violazione da parte della Casaleggio associati del server del gruppo parlamentare M5S", per questo "ritengo sia opportuno un approfondimento ed un chiarimento, in primo luogo nell'interesse dei colleghi pentastellati e a difesa dell'Istituzione Parlamentare. I gruppi sono soggetti essenziali nel lavoro della Camera, i deputati vi aderiscono volontariamente per poter meglio esplicare la loro attività. Per questo non possiamo dimenticare la Costituzione e le leggi che riconoscono ad ogni cittadino la inviolabilità delle comunicazioni personali e ad ogni parlamentare il diritto-dovere di esercitare liberamente e secondo coscienza il proprio mandato di rappresentante della Nazione".

Le peggiori “sciacallate” di Salvini, l’uomo che fa politica con i morti

Lega
Il leader della Lega Matteo Salvini durante l'incontro con i cittadini del quartiere Prenestino in piazza Roberto Malatesta, Roma, 3 marzo 2016. ANSA/ FABIO CAMPANA
Quello di Sabrata è stato solo l’ultimo capitolo della macabra saga dello Sciacallo. Ripercorriamo le tappe principali di questa triste storia
 
Nell’ultimo anno abbiamo assistito all’ascesa a livello nazionale di un nuovo leader: giovane, aggressivo, spregiudicato. Fra i tanti, ha un piccolo ma non irrilevante difetto: quello di speculare sulla morte. Ripercorrendo l’ultimo anno, studiando le strategie di Matteo Salvini, non si può fare a meno di notare il suo odioso e insopportabile cavallo di battaglia: l’uso dei morti per lucrare un po’ di consenso in termini elettorali.
L’ultima puntata della macabra saga di Salvini è di pochi giorni fa, quando il capopopolo della Lega ha commentato così la terribile notizia della morte di due italiani a Sabrata, Fausto Piano e Salvatore Failla, che erano stati rapiti a luglio:  “Il presidente del Consiglio Renzi ha le mani sporche di sangue”.
Non è la prima volta. Lo sciacallaggio è una vera passione per Salvini, che in passato ha detto e fatto anche di peggio. Ripercorriamo qui alcuni dei capitoli più tristemente famosi di questa storia.
Febbraio 2015 – “Io sto con Stacchio”Le prime avvisaglie di ciò che sarebbe successo dopo si registrano nel febbraio dello scorso anno. Graziano Stacchio, benzinaio di Ponte di Nanto (Vicenza), uccide con un colpo d’arma da fuoco il rapinatore di etnia rom Albano Casson durante il suo assalto alla gioielleria Zancan. Un’occasione troppo ghiotta per lo Sciacallo, che in men che non si dica fa sua la causa del benzinaio, facendo partire la campagna #IoStoConStacchio, e trasformandolo in una sorta di cow boy veneto. Peccato che, alcuni giorni dopo, è lo stesso Stacchio a cercare di bloccare la foga leghista, invitando alla calma: “Non sparate in mio nome – afferma in un intervista a Repubblica – basta con il far west”.
salvini-lampedusa
Aprile 2015 – La strage di Lampedusa
Un barcone zeppo di migranti si rovescia nel Canale di Sicilia tra la Libia e l’Italia. E’ una strage: quasi novecento morti, molte donne e molti bambini, la più grande tragedia avvenuta nel Mediterraneo nel dopoguerra. Lo Sciacallo passa immediatamente all’azione. Mentre uomini della Marina italiana ancora raccolgono i morti dal mare, lui non perde tempo e si scatena sui social, il suo habitat naturale insieme alla televisione: “Altri morti sulle coscienze sporche di Renzi, Alfano e dei falsi buonisti. Quello italiano è il Governo che aiuta gli scafisti. È il Governo degli scafisti”. Un coro di critiche si solleva, non solo da parte della maggioranza ma anche di alcuni alleati o presunti tali, tra cui Silvio Berlusconi.
Agosto 2015 – Il delitto di Palagonia
Nuovo giro, nuova tragedia, nuova “sciacallata”. Siamo sempre in Sicilia, per l’esattezza a Palagonia, provincia di Catania. Una coppia di settantenni, Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, viene barbaramente uccisa dal diciottenne ivoriano Mamadou Kamara, proveniente dal vicino Cara di Mineo. Un delitto che le forze dell’ordine definiscono “raccapricciante”. Così come è raccapricciante la reazione di Salvini: “La colpa è dello Stato. Renzi e Alfano, quanti morti avere sulla coscienza?”. Parole incommentabili e basate sul nulla, come fa notare Emanuele Fiano: “Ricordo a Salvini e ai suoi emuli che l’emergenza immigrazione è stata resa ancora più grave proprio dalle leggi firmate da loro, a cominciare dal trattato di Dublino che blocca in Italia i migranti in arrivo. Loro creano i problemi e non danno soluzioni, alimentandosi esclusivamente delle sofferenze altrui”.
salvini-parigi
Novembre 2015 – Gli attentati di Parigi
E’ la notte tra venerdì 13 e sabato 14 novembre. A Parigi è appena terminato il più grave attacco terroristico della storia d’Europa. Mentre ancora si contano i morti e la città è sotto assedio, comodamente seduto sul suo divano davanti alla televisione, Salvini twitta: “Hollande: ‘Chiudiamo le frontiere’. E #Renzi? Dorme”. La reazione, immediata, arriva proprio dalla rete, che lo Sciacallo usa in maniera così spregiudicata. Una serie di risposte (molte non possono essere neppure menzionate), una vera propria ondata di indignazione bipartisan.
Dicembre 2015 – Il pensionato di Banca Etruria
Luigino D’Angelo, pensionato 68enne di Civitavecchia, ex operaio dell’Enel, si toglie la vita. Alcuni giorni dopo la morte, i familiari ritrovano una lettera in cui racconta di aver perso 100mila euro che aveva affidato alla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, filiale di Civitavecchia, in seguito al decreto salva-banche. Lo Sciacallo, anche questa volta, non si lascia scappare l’occasione di attaccare il governo con parole ingiuriose, di cui, in un Paese normale, avrebbe dovuto rispondere in tribunale: “Quell’infame di Renzi è responsabile del suicidio del pensionato, sì”.
Arriviamo così ai giorni nostri e all’uccisione dei due italiani in Libia, a Sabrata. E arriviamo a quella che, purtroppo, non sarà l’ultima indegna “sciacallata” di Salvini.

Lo scoop del Foglio sul metodo Casaleggio arriva in Parlamento 

Come funziona il controllo di Casaleggio sui parlamentari a cinque stelle? Il Pd presenterà lunedì un'interrogazione parlamentare per far luce sui metodi non trasparenti dei Casaleggios 
di Redazione | 05 Marzo 2016 ore 17:36
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Gianroberto Casaleggio (foto LaPresse)
Lo scoop del Foglio sul metodo Casaleggio arriva lunedì in Parlamento. Il senatore Stefano Esposito, del Pd, al termine di una mattinata in cui diversi esponenti di centrodestra e di centrosinistra hanno rilanciato l'inchiesta di Salvatore Merlo sui metodi non trasparenti con cui la Casaleggio Associati ha avuto acceso ai server di diversi parlamentari del movimento 5 stelle (hashtag su Twitter #m5spy), ha annunciato in una intervista all'Huffington Post che presenterà lunedì al Senato una interrogazione parlamentare indirizzata al Presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno "per fare luce sull'accaduto".

Se questi sono sindacati.............

Reggia Caserta, sindacati contro direttore: “Lavora troppo”

CASERTA – Il direttore della Reggia di Caserta lavora troppo, addirittura fino a oltre l’orario di chiusura. Quindi “mette a rischio tutta la struttura”. Il paradossale sillogismo è stato messo a punto dai sindacati dei dipendenti del polo museale campano che ce l’hanno con Mauro Felicori, il nuovo direttore arrivato da Bologna. E che non si è adeguato agli standard cui si era evidentemente abituati da quelle parti. Sulla questione è intervenuto anche Matteo Renzi che ha attaccato i sindacati: “L’accusa sembra ridicola, in effetti lo è. I sindacati che si lamentano di Felicori, scelto dal governo con un bando internazionale, dovrebbero rendersi conto che il vento è cambiato. E la pacchia è finita!”. Lo scrive su Facebook il premier. “Il direttore Felicori ha un mandato chiaro: Rilanciarla. E noi siamo con lui”, aggiunge. “Il vento è cambiato”.
Vale la pena riprodurre per intero il passaggio surreale: «Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura».
Due capoversi sopra, c’è anche la premessa logica, giusto per essere chiari: «A cinque mesi dall’insediamento del nuovo direttore della Reggia di Caserta spiace rilevare che…». Quindi i sindacati sono dispiaciuti che Felicori resti nel tardo pomeriggio e di sera lì invece di prendere la strada di casa. Fermo restando che il ruolo del sindacato è più che importante, che i diritti dei lavoratori vanno difesi, che le prevaricazioni sul posto di lavoro vanno respinte con le forza, va capito che cosa sta succedendo nella Reggia di Caserta. Intanto, non tutti i sindacati hanno firmato quel documento, alcuni di essi hanno fatto un passo indietro. La nota di protesta riguarda l’intera organizzazione del lavoro ma si capisce chiaramente che di fondo c’è un certo malcontento nei confronti di Felicori. Il quale ha il vizio, se vizio è, di fare spesso di testa sua.
E di prendere alla lettera il mandato che gli è stato dato dal ministro, avallato direttamente dal premier Matteo Renzi: risollevare la Reggia, ora in stato comatoso, incrementare il numero dei visitatori, riorganizzare il servizio con una logica più moderna, combattere con forza il malcostume e gli intrallazzi di custodi, dipendenti e faccendieri che nel monumentale palazzo del Vanvitelli stazionano, alcuni per contratto (i primi e i secondi) ed altri per radicata consuetudine (i terzi). Felicori si è messo di buzzo buono e, in questi primi cinque mesi, ha preso una serie di decisioni, rivoluzionarie nella loro ordinarietà perché eversive rispetto al passato.
Non solo, oltre a lavorare di più, il direttore pare vigili anche sulle abitudini dei suoi dipendenti:
Gli altri direttori se ne andavano prima della chiusura, subito dopo se ne andavano (spesso) i dipendenti che avrebbero dovuto staccare alle sei e mezza. Felicori invece resta lì, ma dalle cinque alle sei e mezzo esce dall’ufficio e va in giro per il palazzo, tra parco e appartamenti. Vigila. Dopo le sei e mezza sale in ufficio e ci resta fino a tardi, con un gruppo di dipendenti amministrativi alcuni dei quali erano prima custodi e ora sono stati da lui spostati. Insomma, ha cambiato tutto. E vuole cambiare ancora; rimodulerà gli orari, sposterà un altro po’ di gente per arrivare al suo obiettivo finale: tenere aperta la Reggia sette giorni su sette. Sì, perché non tutti lo sanno ma il palazzo del Vanvitelli resta chiuso il martedì per far riposare i dipendenti: è l’effetto di vecchi accordi sindacali, non è stato mai possibile modificarli. Un posto bellissimo, la Reggia di Caserta. Ma davvero complicato. E Felicori non riesce ancora a capacitarsi di molte cose che a lui, ma anche a noi, appaiono davvero strane.
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Il reddito di cittadinanza è la cifra del populismo grillino. Meglio creare lavoro e dare dignità ai giovani.

Matteo Renzi contro M5S: "Reddito di cittadinanza è elemosina di Stato". Il Jobs act invece "dà nuove chance"

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RENZImment
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Matteo Renzi elogia nuovamente la riforma del lavoro e boccia il reddito di cittadinanza richiesto a gran voce dai 5 Stelle. "Il Jobs Act ha restituito semplicità al mercato del lavoro. Ma niente sarebbe stato possibile senza l'intelligenza e la passione di imprenditori e lavoratori. È tutto qui, il segreto del successo italiano. Gente che si impegna, gente che non si lamenta, gente che lavora".
Nella eNews, Renzi sottolinea che "per vent'anni il racconto dominante è stato solo di quelli che non ce la facevano più. Eppure c'è tanta bella gente che continua a crederci. A provarci. A riuscirci. Dare una chance all'Italia che ci prova: questo il senso del Jobs Act". Poi l'affondo contro M5S: "Qualche forza politica vorrebbe dare uno stipendio a tutti i cittadini, per il solo fatto di essere cittadini. Io penso che compito della politica sia creare le condizioni perché ciascun cittadino possa avere un lavoro, non un'elemosina dello Stato: questo è il valore profondo dell'articolo 1 della Costituzione. Impegno, lavoro, sudore, fatica, innovazione, ricerca. Non concessioni statali. Aiutando chi non ce la fa. Ma stimolando gli italiani a provarci, non solo a lamentarsi. Se tutti ce la mettiamo tutta diventiamo il Paese guida in Europa: lo penso dal primo giorno, ne sono sempre più convinto".

Ops.....la Cisl è rimasta sola.

reggia di caserta: iscritti sospesi per l’attacco al manager
Nuovo scontro Renzi-sindacati
Stavolta Uil e Camusso col premier
CASERTA L’accusa è quella di restare fino a tarda ora nella Reggia di Caserta mettendo in questo modo «a rischio l’intera struttura museale». L’insolito rilievo è stato mosso dai sindacati Uil, Usb e Ugl del Palazzo Reale borbonico, patrimonio dell’Unesco, al nuovo direttore del monumento, Mauro Felicori, che negli uffici della Reggia resta anche dopo l’orario di chiusura. «Accusa ridicola» dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi aprendo un nuovo fronte di scontro con i sindacati e trovando un’insolita sponda nel segretario Cgil Susanna Camusso («Hanno sbagliato»). È dura anche la Uil che sospende tutti i suoi sindacalisti coinvolti. L’accusa di «lavorare troppo» è contenuta in una nota inviata il 23 febbraio dalla Uil, dall’Usb e dall’Ugl ai più stretti collaboratori del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Ma Renzi, commentando su Fb la vicenda, avverte: «I sindacati che si lamentano di Felicori, scelto dal governo con un bando internazionale, dovrebbero rendersi conto che il vento è cambiato. E la pacchia è finita. Il direttore Felicori ha un mandato chiaro: rilanciarla. E noi siamo con lui», aggiunge. «Il vento è cambiato». Afferma Renzi: «Non è un caso se a febbraio 2016 i visitatori sono aumentati del 70% rispetto a febbraio 2015 e gli incassi aumentati del 105%». Per il direttore della Reggia di Caserta quello dei sindacati «è stato un gesto di sfida che finisce solo per danneggiare l’immagine di tanti lavoratori della Reggia che stanno partecipando con passione al progetto di rilancio del Palazzo Reale. La Reggia è vigilata 24 ore su 24, e anche se il direttore chiedesse a qualcuno di fare lo straordinario per seguirlo dopo la chiusura non ci sarebbe nulla di male, ma io non l’ho mai fatto». L’ obiettivo - ribadisce Felicori - è «riaprire regolarmente tutti quegli spazi che ho trovato chiusi, ad iniziare dal Teatro di Corte». «La Reggia non è un semplice ufficio ma è un Museo - dice Angelo Donia, coordinatore della Uil-Pa - e come tutti gli enti simili ci sono delle procedure da rispettare per la permanenza oltre l’orario di chiusura. Il direttore dovrebbe sapere che se resta in una zona del museo dopo la chiusura ha l’obbligo di predisporre un servizio per far lavorare in sicurezza sia lui che i custodi notturni. E poi se resta per lavorare siamo felici, peccato che in sei mesi di gestione la macchina museale non sia ancora partita». «Sì! Si può sbagliare, ma quando si sbaglia bisogna riconoscerlo e quei sindacati a #reggiacaserta hanno sbagliato!». Lo scrive la leader Cgil Susanna Camusso su Twitter, rispondendo ad una utente che le chiedeva di prendere posizione sul caso invitandola a difendere «il sindacato da questi sindacalisti». Ancora più duri il segretario della Uil Carmelo Barbagallo e Nicola Turco segretario generale Uil-Pa. «Lavorare e lavorare bene è un dovere: chi non lo comprende può considerarsi fuori dalla nostra Organizzazione. La Uil, che non era a conoscenza dello scambio epistolare tra le Rsu e il ministero (fatto assolutamente inaccettabile), procederà intanto alla sospensione di tutti i propri sindacalisti coinvolti. Faremo le nostre verifiche e agiremo contro i responsabili di questa incredibile e incresciosa vicenda che danneggia, innanzitutto, quei milioni di lavoratori pubblici che onestamente fanno il proprio dovere per lo sviluppo del Paese».

Va bene il M5S anche se la strategia è stata pensata da Casaleggio. La mafia è anche in Lombardia. Qualcuno deve ricordarlo a Salvini. E fa affari con i politici locali.

#Sindacatilapacchiaèfinita

“Il direttore della Reggia lavora troppo? Sindacati, la pacchia è finita”

Cultura
Il parco della reggia di Caserta, 22 giugno 2013.
ANSA / CIRO FUSCO
Il premier si schiera al fianco del direttore Felicori, contestato per i troppi straordinari: “Accusa ridicola, siamo con lui”
 
“Questo direttore lavora troppo. Così non va”. Questo il grido d’allarme lanciato contro il nuovo direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori.
L’accusa sembra ridicola, in effetti lo è. I sindacati che si lamentano di Felicori, scelto dal governo con un bando internazionale, dovrebbero rendersi conto che il vento è cambiato. E la pacchia è finita!
La Reggia di Caserta è un luogo meraviglioso, ad appena un’ora di treno da Roma Termini. Il direttore Felicori ha un mandato chiaro: rilanciarla. E noi siamo con lui. Non è un caso se a febbraio 2016 i visitatori sono aumentati del 70% rispetto a febbraio 2015 e gli incassi aumentati del 105%.
Quando ho visitato la Reggia ho detto chiaramente che noi credevamo in questo luogo pazzesco e che faremo di tutto perché gli italiani e gli stranieri tornino a visitarla. Il direttore sta facendo semplicemente il suo lavoro. E tutti siamo con lui, senza paura. Il vento è cambiato.
Viva la cultura, viva l’Italia che si impegna.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...