sabato 19 settembre 2015

Noi invece applicheremo le leggi dello stato italiano. Non siamo mica leghisti che con i soldi dei contribuenti penalizzano gli albergatori lombardi?

Milano, convegno anti-gender in Regione. La Lega invita i sindaci a dare battaglia

L'assessore alle Cultura "contro l'invadente ideologia che mira a stravolgere la società e il futuro dei nostri bambini" nonostante l'altolà del ministro Giannini. Critiche da Pd e M5S: "Ridicolo". Banchetti di Forza Nuova in centro, in arrivo mozioni sui libri di scuola
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Dopo le accuse di omofobia al convegno dello scorso 17 gennaio, la Regione ci riprova. Questa volta contro le teorie gender sospettare di mettere a rischio il ruolo della famiglia naturale. L'assessore regionale alle Culture Cristina Cappellini della Lega chiama a raccolta i sindaci in vista del nuovo convegno che si svolgerà al Pirellone il prossimo 17 ottobre dal titolo "Nutrire la famiglia per nutrire il pianeta". Parafrasando lo slogan di Expo Milano 2015, il cui logo era stato utilizzato sulla locandina del convegno di gennaio, scatenando un fiume di polemiche e l'irritazione del Bie, l'organismo internazionale che organizza le esposizioni universali.

"Faccio un appello ai sindaci lombardi, che rappresentano un punto di riferimento straordinario e indispensabile per i cittadini: seguiteci nella nostra battaglia contro l'invadente ideologia gender, che mira a stravolgere la società e il futuro dei nostri bambini  -  sostiene la Cappellini  -  Una battaglia, anche culturale, che ha visto già le adesioni di sindaci coraggiosi e determinati come quelli di Prevalle e di Capriolo, in provincia di Brescia. I sindaci che aderiranno riceveranno il nostro forte plauso e quelli dei cittadini presenti".

Poi l'attacco al governo, nonostante  il recente appello del ministro all'Istruzione Stefania Giannini abbia minacciato querele contro chi insiste nel parlare a sproposito di questa presunta diffusione di ideologie sulla possibilità di scegliere il proprio orientamento sessuale.  "Siamo certi - insiste l'assessore leghista  Cappellini - che, a differenza del governo Renzi, concentrato sulla presunta necessità di approvare in fretta la legge sulle unioni civili, dimenticando le politiche attive per la famiglia, la Lombardia continuerà a dimostrare anche su questo tema la propria concretezza e il proprio buon senso". Segue nel comunicato della Regione l'anticipazione di alcuni dei relatori invitato al convegno.

Massimo Gandolfini, promotore attraverso il comitato " Difendiamo i nostri figli" del family day lo scorso giugno a Roma. Giovanna Rossi, docente di Sociologia della Famiglia e direttore del centro studi sulla Famiglia all'università Cattolica di Milano e Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia e statistica dei flussi migratori alla Statale. Anche se altri nomi di invitati che faranno discutere saranno resi noti solo nei prossimi giorni. A fare gli onori di casa, come nel convegno di gennaio, il direttore di Tempi Luigi Amicone e il governatore Roberto Maroni.

Iniziative che hanno già scatenato la reazione dell'opposizione di centrosinistra al Pirellone. A iniziare dal Pd e  dal Movimento Cinque stelle. "L'assessore Cappellini e di conseguenza tutta la giunta regionale continua a seguire un filone oscurantista lontano anni luce dal sentire comune dei lombardi - attacca la vice presidente del Consiglio regionale lombardo Sara Valmaggi del Pd - Mettere in contrapposizione l'indispensabile e riconoscimento dei diritti civili per le coppie omosessuali con il sostegno alle famiglie non ha alcun senso".

"La famiglia non ha bisogno di essere difesa da un assessore che la strumentalizza per fini meramente propagandistici di partito - aggiunge Iolanda Nanni, consigliere regionale M5S - l'assessore alla Cultura, oltre a rendersi ridicola, si rivela inadeguata a ricoprire un ruolo istituzionale, per ricoprire adeguatamente il quale bisognerebbe saper difendere e garantire diritti a tutte le forme in cui la famiglia si esprime nel contesto sociale, non solo quelle di cui si è a caccia di voti, facendo terrorismo psicologico con millantate teorie gender che non esistono". Dura anche la presa di distanza di Lucia Castellano, capogruppo regionale del Patto Civico: "Dagli immigrati agli omosessuali, il centrodestra lombardo continua a calpestare i diritti in nome di una visione oscurantista della società. Maroni e la sua giunta si fanno di nuovo promotori di un'iniziativa discutibile per i contenuti e i toni che utilizza. Il futuro dei nostri figli richiede apertura, rispetto e riconoscimento dei diritti. Proprio il contrario dell'arretramento medioevale che loro propinano, con l'aggravante di farlo da un pulpito istituzionale".

Lo scorso 17 gennaio, la Regione era finita nella bufera non solo per l'utilizzo del logo di Expo, ma per le affermazioni di alcuni relatori e la presenza in seconda fila nella sala Testori di don Mauro Inzoli, ex parroco, che era finito al centro di un'inchiesta su presunti abusi sessuali su minori e al quale nel 2014 la Santa sede aveva imposto il ritiro a vita privata. Per non parlare della cacciata del giovane studente cattolico della Bocconi, Angelo Antinoro, reo di aver osato chiedere dal palco al pubblico la semplice domanda: "Siete sicuri che vostro figlio sia eterosessuale e come pensate di coniugare il comandamento dell'amore con le terapie riparative che sono state condannate?". Subito allontanato dopo essere stato apostrofato da Amicone: "Sei qui per rompere le palle, portatelo fuori, va a ca...".  
      
Nel frattempo, continua a Milano anche 
la mobilitazione dell'estrema desta
. Con i banchetti di Forza Nuova che annuncia manifestazioni anche nei prossimi giorni contro la teoria gender nelle scuole. Mobilitazione condivisa dalla Lega che nei prossini giorni al Consiglio di zona 6 con Vincenzo Sofo e in zona 3 con Rita Cosenza presenterà mozioni contro i libri di testo, che secondo il Carroccio inneggerebbero alla teoria gender.  Mozioni che sono già state presentate dalla Lega nei comuni del Comasco.

Ah...... se i leghisti oltre al bergamasco sapessero leggere il Washington Post......

Perché tutti adesso?

di Liz Sly - Washington Post

Otto ragioni che spiegano il notevole aumento di migranti in viaggio verso l'Europa negli ultimi mesi

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 Migranti alla stazione di Tovarnik, in Croazia, il 18 settembre 2015. (Gregor Fischer/picture-alliance/dpa/AP Images)
Dietro allo straordinario flusso di quest’estate di rifugiati e migranti diretti verso l’Europa c’è un complicato insieme di ragioni, tra cui una guerra, il tempo e altre considerazioni logistiche. Qui ci sono otto motivi che spiegano sommariamente il perché stia accadendo proprio ora la più grande migrazione di persone nel continente europeo dalla Seconda guerra mondiale. Il più importante è il numero uno.
1. La guerra in Siria
La guerra in Siria va avanti da oltre quattro anni e non ci sono segni che possa terminare a breve. Non c’è diplomazia che possa risolverla. Almeno 250mila persone sono morte durante la guerra. Non c’è dubbio che i siriani vogliano scappare dal loro paese: nel 2015 i migranti siriani sono stati la metà di tutti i migranti che sono arrivati in Europa in più rispetto allo scorso anno. In altre parole, senza i siriani il numero di persone che quest’anno stanno cercando di raggiungere l’Europa sarebbe stato circa uguale a quello dello scorso anno.
Già il 2014 era stato un anno record, così come lo era stato l’anno precedente. Negli ultimi anni un’intensificazione e un aumento di guerre in tutto il mondo ha fatto salire il numero totale di profughi. Molte persone scappano da conflitti di varia intensità che si stanno combattendo in diversi paesi come l’Iraq, l’Afghanistan, l’Eritrea, la Somalia e il Niger. Ma il gruppo più numeroso rimane quello dei siriani.
2. La rotta verso l’Europa è molto più facile
Fino a tempi recenti la traversata del Mediterraneo – dalla Libia all’Italia – è stata la rotta più usata dai migranti e rifugiati che volevano raggiungere l’Europa: specialmente per chi veniva da paesi in cui non è semplice ottenere un visto turistico ed entrare fingendosi turisti, per poi restare. Poi si è cominciato a usare anche una rotta marittima molto più breve e meno pericolosa, quella dalla Turchia alla Grecia. Prima il viaggio dalla Grecia attraverso i Balcani fino all’Europa settentrionale era molto complicato. Dopo che la Macedonia ha rimosso le misure molto severe che aveva adottato a giugno per prevenire l’entrata dei migranti nel suo territorio, le cose sono cambiate e si è aperta la cosiddetta “rotta balcanica“. La Turchia confina con la Siria ed è molto più facile accedervi per le persone che provengono da paesi più a est, inclusi i rifugiati che arrivano dall’Iraq e dall’Afghanistan e i migranti pakistani e bengalesi che cercano condizioni economiche migliori di quelle del loro paese.
3. L’abbassamento dei prezzi
È un fattore legato al punto 2. Per arrivare in Grecia via mare dalla Turchia ci si impiega meno di un’ora e a volte anche una ventina di minuti, dipende dalla spiaggia di partenza. Non solo questo ha reso la traversata via mare più economica, ma i migranti non devono più nemmeno pagare i trafficanti per farsi accompagnare attraverso i confini degli stati balcanici. Le persone che oggi pianificano di cominciare il viaggio verso l’Europa dicono di pagare i trafficanti non più di 2-3mila dollari, invece che i 5-6mila richiesti per raggiungere la Libia e arrivare via mare in Italia. Questo significa che più persone – molte delle quali stavano risparmiando i soldi per il viaggio – sono oggi in grado di sostenere le spese.
4. Il tempo
È normale per gli immigrati scegliere i mesi estivi per compiere il viaggio verso l’Europa, visto che le traversate via mare sono più sicure. Una ragione per cui ora si è registrato un aumento significativo di flusso di migranti è che molte persone stanno cercando di cominciare il viaggio prima che arrivi il brutto tempo. È comunque difficile prevede quanto e se l’arrivo dell’inverno rallenterà gli arrivi dei migranti. Una cosa però è chiara: ci saranno molti più morti. La scorsa settimana ci sono stati più casi di annegamento per barche rovesciate sulla rotta tra Grecia e Turchia rispetto a quanti ce n’erano stati in tutto il resto dell’anno – 56 questa settimana, rispetto ai 55 registrati fino alla fine della scorsa.
5. La decisione della Germania di estendere l’accoglienza ai rifugiati
Un alto numero di persone erano già in marcia quando la cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato che la Germania avrebbe offerto una residenza temporanea a tutti i rifugiati che sarebbero arrivati nel paese (i rifugiati sono quelle persone a cui è stata accolta la domanda di asilo). Ma ci sono pochi dubbi sul fatto che l’annuncio abbia spinto più persone a cominciare il viaggio. Sempre più iracheni hanno cominciato a unirsi all’esodo e molti di coloro che sono arrivati di recente in Turchia hanno detto di essere stati incoraggiati nella decisione di iniziare il viaggio dal messaggio della Germania sull’accoglienza dei rifugiati. È ancora da vedere se i nuovi controlli ai confini introdotti negli ultimi giorni da Germania, Ungheria, Austria e Slovacchia scoraggeranno i migranti a intraprendere il viaggio verso l’Europa.
6. La campagna di arruolamento del governo siriano
A corto di uomini nella guerra contro chi vuole abbattere il suo regime, dallo scorso anno il presidente siriano Bashar al Assad ha cominciato una vasta campagna di arruolamento. Molti dei siriani che scappano verso l’Europa provengono dalle aree della Siria controllate dal governo e dicono di essere scappati per evitare di andare a fare la guerra. L’arruolamento riguarda tutti gli uomini che hanno concluso il servizio militare obbligatorio negli ultimi 10 anni, o tutti quelli che hanno meno di 30 anni.
7. Il governo siriano ha reso più facile viaggiare per i siriani
Sembra una contraddizione con il punto 6, ma non sembra esserci alcun tentativo da parte del governo di fermare coloro che lasciano il paese per non doversi arruolare. Al contrario, negli ultimi mesi il governo siriano ha reso più facile ottenere il passaporto – sia in Siria che nelle ambasciate siriane all’estero – e ora di fatto si può evitare il servizio militare pagando 300 dollari.
Queste decisioni del governo hanno confermato il sospetto di molti analisti secondo cui Assad ha deliberatamente incoraggiato l’immigrazione, sia nei paesi vicini che verso l’Europa, come parte di una strategia finalizzata a svuotare il paese da cittadini scontenti e possibili oppositori. Emile Hokayem dell’Institute for Strategic Studies ha detto: «La catastrofe umanitaria a cui stiamo assistendo è il risultato di una strategia elaborata da Assad per garantirsi la sopravvivenza. Assad ha cercato di spostare su altri l’onere di avere a che fare con le persone che in Siria si oppongono a lui». Assad, comunque, dà la colpa dell’esodo all’Europa e agli Stati Uniti, dicendo che la maggior parte dei migranti stanno scappando dal “terrorismo” fomentato da esponenti dell’opposizione che a loro volta sono appoggiati dall’Occidente.
8. La scarsità di aiuti internazionali
Prima del massiccio flusso di persone verso l’Europa, quattro milioni di siriani avevano già lasciato il loro paese a causa della guerra e si erano rifugiate nei paesi vicini – soprattutto Turchia, Giordania e Libano. Qui continuano a vivere in maniera miserabile: viene negato loro il diritto a lavorare e la maggior parte dei bambini non va a scuola. Molti dei profughi diretti verso l’Europa citano l’educazione dei figli come motivo principale per cui hanno deciso di provare a costruirsi una vita nuova.
© Washington Post 2015

Guarda chi parla di populismo.De Debbio un giornalista che tutte le sere da due anni parla solo ed esclusivamente dei migranti. Proprio senza vergogna.

Del Debbio: «Per Renzi non serve fare le cose, basta annunciarle»

Parla l’anchorman : «Il primo Berlusconi era popolare». E poi: «Finché non ci saranno soluzioni in questo Paese il populismo esisterà sempre»
   
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Della sua possibile candidatura a sindaco di Milano non ha voglia di parlare. «Basta con questa storia», dice Paolo Del Debbio, conduttore televisivo noto al grande pubblico per programmi come Quinta Colonna o Dalla Vostra Parte su Rete4, ma soprattutto assistente per anni di Fedele Confalonieri, tra gli uomini più fidati di Silvio Berlusconi. Eppure quando gli si dice che nel Partito Democratico meneghino lo temono come sfidante, perché sfonda nei quartieri popolari milanesi risponde con un sorriso: «Perché è la pancia della città». Di populismo, di pancia del Paese e di quello che dice la “gente”se ne intende Del Debbio. Accusato di essere un populista, se ne vanta e lo ha scritto nero su bianco nel suo libro, appunto, Populista e me ne vanto, dove racconta il diritto della “common people” a parlare e a spiegare le proprie posizioni. «Il populismo nasce dove esistono problemi irrisolti, come un’immigrazione mal distribuita, o la povertà e la disoccupazione» aggiunge. «Finché non ci saranno soluzioni, in questo Paese il populismo esisterà sempre».
E se gli si domanda se essere populista non abbassi di fatto il livello stesso della politica e della classe dirigente, sbotta: «Un politico si pone in basso perché dice che questa distribuzione degli immigrati in Italia è folle? Si pone in basso perché c’è un limite agli italiani sulla soglia di povertà? Ha detto solo la verità. Viceversa se dice "a me fa schifo Brunetta", allora non è populista: è uno stronzo». Ma Del Debbio non è solo televisione, perché è anche stato uno di quelli che nel 1994 affiancarono Berlusconi nella sua ascesa politica. È professore allo Iulm di Milano. E crede soprattutto nella gente e nelle scelte del pubblico. «La televisione non la guardo. Dopo che finisci alle 10 di lavorare con il tuo programma non ti metti di fronte al televisore». Della Rai e della crisi del talk show dice «che sono discorsi un po’ vuoti. Non parlo dei colleghi. Il modello dei talk però non finirà mai perché esisterà sempre una maggioranza e un’opposizione: è la base della democrazia». Eppure ha due programmi di riferimento nella televisione di Stato: «Quelli di Piero Angela e la Macchina del tempo».
Quanto era populista il Cavaliere nel 1994? Forse di meno rispetto ai toni che in questo momento si sentono oggi in politica.
I temi che introdusse Berlusconi erano temi popolari. Ha tirato fuori questioni di cui nessuno parlava, come la sicurezza. Nel programma c’era l’introduzione del vigile di quartiere che poi portammo a Milano con Gabriele Albertini.
C’era anche il Nord, la questione settentrionale.
Sì è vero, ma è un tema che adesso non scalda più. Chi ci si è imbattuto alla fine non ha racimolato molto. C’è stato anche un referendum che l’ha affossato. La Lega di Salvini ora è Europa e l’immigrazione.
I temi che introdusse Berlusconi erano temi popolari. Ha tirato fuori questioni di cui nessuno parlava, come la sicurezza
Quanto c’è di Berlusconi nel premier Matteo Renzi?
Secondo la tesi di Giuliano Ferrara, Renzi è il Royal Baby...Ma credo che abbia fatto un passo in avanti. Renzi è uno che, dal punto di vista della comunicazione, ha scelto in questo modo: si fa una cosa e si comunica. O meglio, già comunicarla è farla. Ha superato i vecchi schemi. Per questo motivo si potrebbero licenziare tutti gli uffici stampa. Ha superato quella diacronia, di quando si comunicava spiegando quello che si sarebbe fatto. Ora comunicare è fare. Non solo. 
Mi dica.
Chi sostiene che questa comunicazione sia eccessiva è un gufo. Quindi da un lato Renzi ha abolito gli uffici stampa, perché Filippo Sensi è sempre con lui più che altro come angelo custode della comunicazione. E dall’altro lato, tramite una categoria ornitologica, ha fatto fuori un’intera categoria di critici.
Ma dov’è finito Berlusconi?
Io non lo so. Non ci parlo da tanto tempo. L’ho visto nella mia trasmissione alle ultime elezioni, mezz’oretta prima. Ci siamo detti cose banali. Penso e credo che gli sarebbe piaciuto avere un Renzi dalla sua parte.
Per Renzi comunicare una cosa significa già farla. Ha superato i vecchi schemi. Per questo si potrebbero licenziare tutti gli uffici stampa. E poi, con una categoria ornitologica, il gufo, ha fatto fuori i suoi critici
Non è che questo Renzi gli piace così tanto da non voler più fare politica e opposizione? Molte riforme le avrebbe approvate anche lui.
Da un lato c’è sicuramente questo, ma dall’altro sta guardando cosa fare. Sta pensando a cosa fare su tutto. È dibattuto tra l’orgoglio per la propria creatura e il vento che adesso continua a soffiare per Renzi. Ha messo su questo partito, ha dato tanto, forse ha qualche rimpianto e nostalgia, c’è un senso di figliolanza nei confronti di Forza Italia, che va estinguendosi.
Renzi avrebbe dovuto seppellire il "populismo" del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, ma così non è stato.
C’è un bel po’ di italiani che non crede in Renzi. Non ha appeal su alcuni. Sono cose che succedono, accade pure nella chiesa. E poi consiglio di leggere il capitolo che Marco Tarchi dedica a Renzi sul populismo..
Ci son anche un po’ di leghisti che non credono a Salvini, in Lega si parla di correnti maroniane e salviniane.
Non è casa mia la Lega. Ma in politica c’è chi piglia i voti e chi vuole gestire i voti contro chi li ha presi. Berlusconi prendeva i voti e poi c’erano quelli che dicevano di essere intelligenti che volevano gestire il partito contro di lui. Ma alla fine chi conta è chi i voti li prende.
Renzi ha una cultura molto pragmatica: individua alcuni problemi e dà le soluzioni. Non ha un orizzonte culturale, non cita mai nessuno
Come nel Partito Democratico che in questi giorni litiga sulle riforme?
Lì è una questione diversa. È più una radice culturale del passato. Certo anche in questa distinzione c’è una questione di potere di cui D’Alema è l’ideologo, anche se è Bersani l’unico in parlamento a contare. La distinzione è anche culturale perché Renzi ha una cultura molto pragmatica: individua alcuni problemi e dà le soluzioni. Non ha un orizzonte culturale, non cita mai nessuno.
Cita Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze
Ci ha fatto la tesi... ma se si guarda il tema valoriale non c’è nulla. Renzi è legato sempre alle cose che fa. È difficile che faccia un quadro con quello che rappresenta davvero. Basta pensarci.
Non rischia di essere un difetto? Craxi nominato segretario citò Garibaldi...
Ma Renzi non è figlio di quella politica, non c’entra più niente. Ha un altro orizzonte. Paradossalmente Salvini viene da una storia più densa, di autonomismo, di autodeterminazione dei popoli... 
E il Papa? È populista?
Se il Papa sceglie i poveri come categoria centrale della teologia allora è populista. Se viceversa sceglie i poveri come una scelta teologica importante allora non è populista.
Quindi?
Decida il lettore.

Ancora De Luca grandissimo.....

http://youmedia.fanpage.it/video/al/UWVVguSwtP3VQct1

De Luca sempre straordinario.

http://youmedia.fanpage.it/video/al/Vf1qleSwshs-_QVj

Dopo aver visto in azione i poliziotti ungheresi credo che la Croazia abbia ragione.

Migranti, l'Ungheria lancia accuse contro la Croazia: "Mente e tradisce noi e la Ue"

Migranti, l'Ungheria lancia accuse contro la Croazia: "Mente e tradisce noi e la Ue"
Migranti al confine tra Slovenia e Croazia (ap)
Tensione altissima: Budapest lancia bordate a Zagabria: "Ha violato nostra sovranità inviando profughi". Bimba siriana annega al largo della Grecia. La Guardia costiera greca, che ha recuperato il corpo della piccola, ha salvato 13 persone a nord dell'isola di Lesbo
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BELGRADO - Si aggrava l'emergenza migranti al confini di Croazia e Ungheria. Il governo di Budapest, che accusa la Croazia di aver 'tradito' l'Ungheria e la Ue perché non ha protetto adeguatamente i confini esterni dell'Unione e per aver detto di aver avuto accordi bilaterali per trasferire migliaia di migranti in attesa al confine con l'Ungheria, ha richiamato i riservisti per "gestire la situazione dell'immigrazione di massa" e ha completato la costruzione di una nuova barriera 'difensiva' al confine croato, dopo quella con la Serbia. Una barriera di filo spinato lunga 41 chilometri che chiude la frontiera.

Valichi chiusi. Il governo di Zagabria, che in un primo momento si era detto disposto a far passare i profughi, di fronte al massiccio afflusso ha deciso di chiudere sette degli otto valichi di frontiera con la Serbia. I profughi entrati in Croazia sono stati dirottati ancora una volta verso Ungheria e Slovenia. Poco dopo la notizia della chiusura del muro, il premier croato, il socialdemocratico Zo Milanovic, ha dichiarato che per il momento il suo Paese continuerà a trasferire i rifugiati verso l'Ungheria. "Abbiamo obbligato gli ungheresi a ricevere i rifugiati che abbiamo mandato lì. Continueremo a farlo", ha affermato il primo ministro. "L'idea di chiudere il confine è folle perché può essere realizzata solo con un uso brutale della forza, sparando contro la gente", ha aggiunto. Intanto la polizia slovena ha cominciato stamane a far entrare nel Paese gruppi di migranti in attesa alla frontiera con la Croazia, in corrispondenza del valico di Rigonce-Harmica.

Annega bimba di 5 anni. Mentre il dramma dei profughi in marcia lungo la rotta balcanica si è spostato dalla Serbia alla Croazia, una bimba siriana di cinque anni è annegata dopo il naufragio di un barcone di migranti che stava tentando di raggiungere le coste greche dalla Turchia. La tragedia arriva ad appena due settimane dalla tragedia del piccolo Aylan Kurdi, morto insieme alla mamma e al fratellino al largo della Turchia. La Guardia costiera greca, che ha recuperato il corpo della piccola, è riuscita a trarre in salvo altre 13 persone, ma ci sarebbero almeno altri 13 dispersi. L'incidente è avvenuto a nord dell'isola di Lesbos e fa seguito all'annegamento di un'altra bambina siriana, il cui corpo venerdì mattina è stato recuperato su una spiaggia della Turchia.

Uno dei più grandi leader che dice una cosa e poi vota proprio tutto il contrario.

Un leader solo felpe e distintivo

Lega
Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini durante il raduno della Lega a Pontida, Bergamo, 21 giugno 2015. ANSA/PAOLO MAGNI
Se vuole davvero studiare da leader e da premier, Salvini dovrà prima scendere dal palco del suo comizio permanente e incontrare la realtà. 
La notizia risale a giovedì, ma merita di essere ripresa: Matteo Salvini, in una sua rara apparizione al Parlamento
europeo, ha votato contro la redistribuzione fra gli altri Stati membri dell’Unione di 120.000 profughi oggi presenti in Italia, Grecia e Ungheria. La proposta della Commissione, approvata dall’assemblea con il voto favorevole di tutti gli altri partiti italiani, prevede in particolare che 15.600 richiedenti asilo siano trasferiti dal nostro Paese.
Ma la Lega non è d’accordo: e chissà se presto avremo alle nostre frontiere pattuglie di camicie verdi impegnate ad impedire che i profughi lascino l’Italia. Tornato da Bruxelles, Salvini si è concesso con l’abituale riluttanza alle telecamere, e dagli schermi di Pomeriggio 5 ha spiegato che il piano Juncker di redistribuzione dei profughi è “una presa in giro” perché “dei prossimi 300.000 sbarcati potremo allontanarne solo 15.000”. Si potrebbe facilmente obiettare che la prima cifra è inventata, e che la seconda è comunque maggiore di zero: ma pazienza. Sempre giovedì, il TgLa7 ha reso noti i risultati di un sondaggio sulla possibile candidatura a premier del leader leghista: un buon 33% di italiani la valuta positivamente (un altro 33% preferisce non esprimersi).
Fra gli elettori di centrodestra, le percentuali sono molto più alte: se è scontato il 95% di sì dai leghisti, più interessante è il 74% di consensi fra gli elettori di Fratelli d’Italia e il 65% fra quelli di Forza Italia. Le elezioni non sono alle porte, e dunque questi dati, come ogni altro sondaggio, vanno presi con cautela: e tuttavia confermano e rafforzano un fenomeno già noto. Orfano di Berlusconi e incerto sul futuro, il centrodestra si guarda in giro e non trova altro che Salvini. Per il leader della Lega – che ha il merito indubbio di aver brillantemente riciclato un partito travolto dagli scandali – si pone dunque il problema di un salto di qualità, e di un’assunzione di responsabilità, non di poco conto. Ma per candidarsi a guidare una coalizione di governo non bastano né le felpe né le ruspe, e neppure la moltiplicazione seriale delle apparizioni televisive: occorrono un po’ di buona politica, molta preparazione, la padronanza dei dossier, una certa duttilità, e la disponibilità a non credere mai troppo alla propria propaganda.
Il centrodestra italiano non è fatto di urlatori xenofobi, ma di persone normali che, di fronte ad una migrazione epocale e in quanto tale inarrestabile, chiedono risposte concrete, pratiche e funzionali. Angela Merkel, che del centrodestra europeo è la leader indiscussa, le ha trovate nella direzione esattamente opposta a quella su cui insiste Salvini. Il problema infatti non è come impedire ai migranti di arrivare in Europa, perché ci arrivano e ci arriveranno in ogni caso e in ogni modo (tanto più che la distinzione formale fra profughi di guerra e migranti economici appare a dir poco fragile, concettualmente e storicamente). Il problema è che cosa fargli fare una volta che sono qui: come accoglierli, come integrarli, come offrire loro un lavoro e una posizione, e anche – non è bene essere ipocriti di fronte alla storia – come trarne vantaggio.
Il voto leghista a Bruxelles contro la redistribuzione dei rifugiati è nella più benevola delle ipotesi una leggerezza dettata dalla scarsa conoscenza del problema: ma la Grande migrazione è una questione destinata ad occupare la scena negli anni a venire. Se vuole davvero studiare da leader e da premier, Salvini dovrà prima o poi rendersene conto, scendere dal palco del suo comizio permanente e incontrare la realtà. Ne guadagnerebbero la Lega, il centrodestra e l’Italia.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...