sabato 7 marzo 2015

Manconi ha proprio ragione. Aggiungo cHe con i cretini non si deve discutere. Quando sono razzisti bisogna applicare le leggi e metterli in galera.

Con i fascisti non si discute

Sarà stato un decennio fa quando, un pomeriggio di un giorno di maggio, ricevo una telefonata di Tullia Zevi, la più autorevole esponente dell’ebraismo italiano. È particolarmente turbata e mi spiega il motivo. 
Ha appena ricevuto l’invito da parte del notissimo conduttore di una notissima trasmissione a partecipare a un dibattito televisivo. In studio sarà presente lo storico revisionista Robert Faurisson, che ha appena pubblicato un volume sulla Shoah (ovvero sulla falsità della Shoah). 
Dopo la presentazione della sua tesi, ci sarebbe stato il confronto tra la Zevi e uno storico italiano piuttosto favorevole invece alla posizione di Faurisson. 
Insomma, tema: “I lager non sono mai esistiti”, e poi: “uno a favore, uno contro”. 
A Tullia Zevi si chiedeva ovviamente di fare la parte del “contro”. 
Di fronte al suo netto rifiuto di interpretare quel ruolo, il conduttore mostrò sincera sorpresa. Non riusciva proprio a comprendere il motivo di quella decisione: per lui, la composizione di quel dibattito rappresentava la realizzazione del pluralismo nella sua forma massima e perfetta. 
E poi perché temere il confronto, quando – confermava rassicurante il giornalista – si sta dalla parte della ragione e della verità storica? 
Quest’ultimo argomento è certamente il più interessante. Quel conduttore non aveva la minima intenzione di negare l’esistenza delle camere a gas, ma pretendeva di affermare un’interpretazione, per così dire, illimitata e incondizionata del pluralismo. Ovvero una concezione tecnica e neutrale della dialettica democratica e del libero confronto tra opzioni diverse. In altre parole, una manifestazione estrema e pienamente compiuta della lottizzazione delle idee, nella sua rappresentazione plastico-teatrale. 
Al centro, il Male Assoluto (Faurisson). E ai lati, sullo stesso piano e livellati da ruoli precisamente speculari, il Bene (Tullia Zevi) e il Dubbio (lo storico italiano moderatamente revisionista). Provvidenzialmente, la cosa non andò in porto e si è evitato, così, uno di quegli innumerevoli strazi quotidianamente perpetrati ai danni dell’intelligenza e del buon gusto. 
L’episodio mi è tornato in mente nell’apprendere quanto è accaduto nel corso della trasmissione Piazza pulita lunedì scorso e quanto ha scritto in merito Gad Lerner. 


Nel suo blog, Lerner cita l’eurodeputato leghista Gianluca Buonanno, che “ha definito i rom ‘feccia dell’umanità’, con l’effetto spettacolo di averlo detto in faccia a Djana Pavlovic con sottofondo di applauso meccanico dei figuranti in sala”. 
Spiegando come quell’episodio corrisponda a una sorta di format televisivo assiduamente reiterato (e oggi concentrato, in particolare, sull’ostilità contro rom e sinti), Lerner ha proposto un antidoto, “rapido efficace, silenzioso: basta dire no grazie. O noi o loro. Non partecipare a quelle oscene rappresentazioni. Lasciare vuote le sedie dei talk show che invitano ogni giorno Salvini, Borghezio, Buonanno”. 
Sono incondizionatamente d’accordo. Da molti anni adotto tacitamente quel comportamento, rifiutandomi di prendere parte a confronti con esponenti leghisti o cripto-fascisti. Ma, certo, il dichiararlo e assumerlo come impegno collettivo (da parte di donne e uomini di buona volontà e di buon senso) sarebbe tutt’altra cosa. 
Purtroppo è facile prevedere che la proposta di Lerner sarà destinata all’insuccesso: si troverà sempre qualcuno, e intendo dire proprio qualcuno a sinistra, che sciorinerà efficacissimi e callidissimi argomenti per spiegare l’utilità – invece – di affrontare “a pie’ fermo e a viso aperto” le posizioni fascio-leghiste. Io sono convinto che questo sia l’atteggiamento più sbagliato e l’intera storia dei talk show televisivi sta lì a dimostrarlo inequivocabilmente. 
C’è poi da aggiungere una sommessa considerazione teorica qualora si volesse porre la questione su un piano generale, di metodo e di sistema. Una scelta, come quella suggerita da Lerner, non ha un effetto discriminatorio, dal momento che non mira a escludere dal circuito del discorso pubblico determinate posizioni (cosa per altro impossibile, oltre che errata). 
Quella scelta intende, piuttosto, auto-escludersi da un confronto che risulta privo dei requisiti indispensabili per essere effettivamente tale. Ovvero la condivisione tra gli interlocutori di un minimo di opzioni morali e di regole di linguaggio. Come è possibile discutere con chi ritiene che una determinata minoranza sia “la feccia dell’umanità”?

La presenza di un ex grillino ad una manifestazione razzista e xenofoba dovrebbe far riflettere sul fatto che non esistono più la destra e la storia nostra. La destra estrema esiste. E si che esiste.

Gli ex grillini si alleano con Giorgia Meloni e la Lega? Il selfie di Walter Rizzetto alla manifestazione di Fratelli d'Italia

Pubblicato: Aggiornato: 
RIZZETTO MELONI
Giorgia Meloni sta guidando a Venezia la manifestazione nazionale di Fratelli d'Italia. Con lei Massimiliano Fedriga, della Lega Nord di Montecitorio. Fin qui, tutto normale. La curiosità è che, se Matteo Salvini ha disertato l'appuntamento con gli alleati per tornarsene a Milano, nel corteo veneziano si è visto Walter Rizzetto.
Già, proprio l'esponente di Alternativa Libera, il gruppo di deputati fuoriusciti dal Movimento 5 stelle. L'ex grillino non passava lì per caso. Rizzetto ha deciso di partecipare alla manifestazione. Con tanto di selfie-ricordo con i due nuovi e improbabili alleati.

Questa è una cosa che inizia a dar fastidio a diversi cittadini. Anche perché i costi di gestione dei conti e le clausole connesse non sono più vantaggiose come un tempo.

Cassa Depositi & Pubblicità. Una pioggia di spot con soldi di Stato per farsi conoscere in vista di un’emissione di bond di cui ancora non c’è traccia

  
di Stefano Sansonetti
Economia
Presentazione dei risultati 2011 della Cassa Depositi e Prestiti
di Stefano Sansonetti
Dalle parti di via Goito, a Roma, qualcuno fa circolare da tempo una battuta: di questi tempi Cdp potrebbe essere inteso come l’acronimo di Cassa Depositi e Pubblicità. In effetti quella che in realtà si chiama Cassa Depositi e Prestiti ha lanciato una massiccia campagna pubblicitaria che in prima battuta sembrerebbe semplicemente spiegare l’attività svolta dalla società. Il tutto, neanche a dirlo, con dispendio di risorse pubbliche, visto che la Cdp è controllata all’80% dal ministero del Tesoro. “Negli ultimi cinque anni”, si legge nel messaggio pubblicitario capillarmente diffuso con il beneplacito dei vertici del gruppo, “Cassa Depositi e Prestiti ha investito nell’economia italiana oltre 100 miliardi di euro, destinandoli ai settori più importanti del Paese”. E qui il riferimento è a strade, imprese, internazionalizzazione e via dicendo.
IL PROSIEGUO
Dopodiché la Cdp tiene a sottolineare che “il nostro ruolo è importante”. Perché “investiamo in Italia risorse private, raccogliendo il risparmio degli italiani e attraendo capitali stranieri”. Insomma, né più né meno di una semplice descrizione dello status quo aziendale. Ma a che pro? E a quale costo? Sul primo punto la società, guidata dall’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, sollecitata da La Notizia ha spiegato che “il lancio della campagna si deve all’obiettivo di far conoscere la Cdp al grande pubblico in vista dell’imminente lancio di un’emissione obbligazionaria retail”. Sulla seconda questione, invece, la Cassa ha precisato che “il costo complessivo della campagna sarà stabilito solo alla fine, nel senso che i costi andranno stabiliti in relazione alla durata del periodo di collocamento delle obbligazioni”. Se ne deduce che per adesso la cifra totale dell’esborso sarebbe indefinibile. A quanto pare, però, la società controllata dal Tesoro ha cominciato a scucire qualche “soldino” ad alcune super-agenzie internazionali di pubblicità e comunicazione.
I CONTRATTI
Il 19 giugno del 2014, infatti, Cdp ha aggiudicato per 136 mila euro una gara per “l’affidamento di servizi di strategia creativa per una campagna pubblicitaria istituzionale, per il rafforzamento della visibilità della Cdp e del suo marchio e per la visibilità dei prodotti di Cassa Depositi e Prestiti”. Il contratto, di durata annuale (quindi ancora in corso), è stato aggiudicato a un raggruppamento con Prodigious srl e Red Lion Communications srl, quest’ultima facente capo al colosso internazionale Publicis. Il successivo 31 luglio 2014 è stato aggiudicato un ulteriore appalto per “l’affidamento di servizi di strategia media, pianificazione dei mezzi di comunicazione e gestione del piano media per una campagna pubblicitaria istituzionale, per il rafforzamento della visibilità della Cdp e del suo marchio e per la visibilità dei prodotti di Cassa Depositi e Prestiti”. Una dicitura simile alla prima. Questo contratto, di durata annuale, è stato affidato a Optimum Media Direction, che tramite Omd Worldwide fa capo al colosso della comunicazione Omnicom, quotato a New York.
Twitter: @SSansonetti

Questa grande opera architettonica non è stata voluta dal governo Berlusconi con dentro la Lega Nord? Quanti immigrati che scappano dai delinquenti e criminali dell'ISIS si potevano aiutare con i soldi buttati dai ladroni in casa nostra?

Arsenale della Maddalena, incendio nella struttura simbolo degli sprechi del G8. Mauro Pili: "Disastro immane" (FOTO, VIDEO)

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Il simbolo dello spreco del G8 avvolto dalle fiamme. Trecento milioni di euro, secondo le più rosee stime, andati in fumo dopo anni di malversazione e abbandono. Un doppio incendio è divampato nell'ex Arsenale della Maddalena, distruggendo lo stabilimento su cui la magica coppia B&B (Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso) aveva investito centinaia di milioni di euro. Tutto per quel G8 che si sarebbe dovuto tenere proprio lì, nella "piccola Parigi" della Sardegna, prima che Silvio Berlusconi decidesse di spostare armi e bagagli a L'Aquila dopo la tragedia del terremoto del 2009. E prima che la magistratura irrompesse scoperchiando la rete d'affari e le spese pazze della cricca Bertolaso-Anemone-Balducci. 
Un "disastro immane", denuncia Mauro Pili, deputato di Unidos che sulla sua bacheca Facebook ha postato foto e video della struttura in fiamme. Le prime lingue di fuoco, causate molto probabilmente da un corto circuito, sono divampate poco prima delle 11 sul tetto di una delle strutture e hanno interessato una vasta area di pannelli solari. Una volta spento il primo incendio, un altro è scoppiato verso le 13, sempre dai pannelli solari, ma questa volta nell'ala opposta della struttura. Complessivamente i due incendi hanno interessato una superficie di circa 600 metri quadrati di pannelli e dell'isolamento termico, ma al momento non sono stati quantificati i danni.
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Incendio nell'ex arsenale della Maddalena
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Mauro Pili/Facebook
"Stanno distruggendo l'ex Arsenale di La Maddalena: dicono un corto circuito. Un disastro immane. Si dimettano tutti i responsabili", ha attaccato Pili sulla sua pagina Facebook. "Si sta consumando un vero e proprio disastro. Guarda caso dopo le denunce sul degrado e abbandono di un patrimonio unico - conclude l'ex Governatore sardo - Incredibile quello che sta avvenendo a La Maddalena in questo istante. Centinaia di milioni di euro in fiamme".
Solo qualche giorno fa Pili aveva denunciato lo spreco e l'abbandono dell'ex Arsenale, dove le strutture, in un primo momento destinate ad ospitare i Grandi della Terra, avrebbero dovuto permettere il rilancio dello sviluppo turistico dell'isola: attrarre personalità importanti, grandi eventi sportivi e convention; contribuire alla nascita di un polo d'avanguardia nella Polinesia del Mediterraneo. Soprattutto evitare che tutto marcisse. A partire dalla suite progettata dallo stilista Antonio Marras che, nelle idee della gestione B&B, avrebbe dovuto ospitare Michelle e Barack Obama. Solo su quella camera la Protezione Civile aveva investito tanto, troppo: 4400 euro per il letto presidenziale, 3100 euro per il lenzuolo di lino e 1700 euro per il copriletto che avrebbero dovuto dare ristoro alla coppia più potente del mondo. 
La Cfc Costruzioni Generali, ditta del costruttore Valerio Carducci, aveva messo su una suite di tutto punto per la famiglia Obama: 8300 euro per una vasca da bagno extralusso, 35mila euro per le tende di lino ignifughe, 22mila per gli armadi di legno, come ricordava L'Espresso a novembre scorso. Spese che il costruttore, dopo che il progetto G8 è naufragato e lo Stato si è dato alla macchia, vuole gli vengano restituite. Ha già inviato a Palazzo Chigi scontrini e fatture e una parte delle spese è stata già ripagata.
Fiumi di soldi persi nel mare della malagestione: a novembre il collegio arbitrale presieduto da Franco Gaetano Scoca ha condannato la Protezione Civile al pagamento di 39 milioni di euro a titolo di risarcimento. A beneficiarne la Mita Resort, gruppo di Emma Marcegaglia vincitore dell'appalto per la gestione dell'Hotel dell'ex Arsenale, se il ricorso della Pc non dovesse andare in porto. Albergo mai inaugurato perché tra carte bollate e responsabilità rimpallate tra enti, Comune e Regione, le bonifiche dell'area marina non sono mai partite. E anche il progetto di uno yacht club è naufragato. Soldi andati in fumo, ora anche in fiamme. 

In questo mio paese incivile io dovrei festeggiare l'8 Marzo. Quando avremo i consigli di amministrazione di tutte le aziende composti dal 50% di donne e dal 50% di uomini allora festeggerò l'8 marzo. E non sono un femminista (femminista non lo è nessuno maschio). Cerco di essere solo un uomo civile.

Stalking: boom di diffide e allontamenti, ma le violenze domestiche aumentano

Dagli ultimi dati del Viminale emerge un bilancio di luci e ombre della legge contro il femminicidio. Da un lato le misure di polizia contro autori di abusi sono quadruplicate, dall'altro sono cresciuti i casi di maltrattamenti tra le mura di casa, di sfruttamento della prostituzione e di pornografia infantile. Rauti: "Le norme da sole non bastano senza una rivoluzione culturale"
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ROMA - Aumentano i maltrattamenti in famiglia, vittime donne e bambine. Aumenta anche il reato di sfruttamento di prostituzione e di pornografia minorile. Sono, questi, i dati shock che emergono, alla vigilia della "festa della Donna" dell'8 marzo, dalle statistiche del ministero dell'Interno. A un anno e mezzo dall'entrata in vigore della legge sul "femminicidio", che inaspriva le misure contro la violenza di genere e lo stalking, il bilancio del Viminale è di luci e ombre. I reati di "maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli" sono passati da 11991 a 12125 e l'81 per cento delle vittime sono donne o bambine. I reati di "sfruttamento della prostituzione" e "pornografia minorile" sono passati da 2927 nel 2013 a 3084 nel 2014, con un incremento del 5,4 per cento.

La legge sul "femminicidio", dunque, non è stata efficace? Risponde Isabella Rauti, presidente della onluss internazionale Hands Off Women, acronimo How, da "come" risolvere la violenza sulle donne. "La legge 119 in vigore dall'ottobre del 2013 - spiega Isabella Rauti - ha dato alcuni frutti nell'aumento del numero degli ammonimenti e degli arresti in flagranza di reato che prima non c'erano. È anche aumentato il ricorso alle denunce, che noi consideriamo uno strumento positivo. ma naturalmente siamo tutti consapevoli, almeno io, che le leggi siano una condizione necessarissima, ma non sufficiente se non c'è un contesto costante di educazione al rispetto delle differenze, la cosiddetta educazione sentimentale". Le leggi non bastano, continua Rauti, "se contestualmente non parte una rivoluzione culturale, perché la radice della violenza di genere, fenomeno secolare, è una radice malata legata al costume, alla mentalità e quindi alla cultura. E a quelle regole di diritto consuetudinario che scandiscono i rapporti interpersonali e di coppia".

Tra i risultati della legge sul "femminicidio" vanno però annoverati gli importanti aumenti delle misure contro gli uomini violenti: quadruplicati sia gli ammonimenti (da 111 nel 2013 a 408 nel 2014), sia gli allontanamenti, passati da 73 a 275. A fronte di questa attività "repressiva" si è registrato un conseguente calo di minacce alle donne (da 38832 a 35346), di atti persecutori (da 9688 a 8547), di percosse (da 7334 a 3573), di violenze sessuali (da 4084 a 3753). E di lesioni personali, passate da 26526 a 25033.

Si tratta di cali, ma non certo sufficienti a cantare vittoria. Che ci sia ancora molto da fare lo dice anche Lorena La Spina, segretario nazionale dei Funzionari di Polizia. "La percentuale di vittime di sesso femminile è sempre altissima - commenta - anche se gli ammonimenti del Questore sono in notevole aumento, come pure gli allontanamenti dalla casa familiare, segno che la nuova legge viene applicata. Tuttavia - dice ancora La Spina - il problema continua a mantenere proporzioni preoccupanti, a dimostrazione del fatto che la legge non è da sola sufficiente a fronteggiare un fenomeno che ha una profonda radice sociale e culturale. Molto c'è ancora da fare per garantire realmente pari opportunità alle donne all'interno della nostra società, del mondo politico, economico e sociale. Fino a quando non saremo capaci di superare una concezione e un linguaggio che ci relegano in una posizione sostanzialmente marginale, continueremo a costituire una minoranza che necessita ancora di specifiche forme di protezione ed ha bisogno di una festa con cui ricordare a tutti che la violenza contro le donne è un abominio, che deve essere fermato e che ci costringe a dubitare del livello di civiltà del nostro Paese".

Sarà un caso, ma mentre si discute sul fenomeno del "femminicidio", al ministero dell'Interno è vacante il ruolo di consigliere per le Politiche di contrasto alla violenza di genere.

Erano emeriti sconosciuti, incapaci, irrealizzati, nullafacenti. E mentre i nostri giovani migliori andavano all'estero questi incompetenti che prima non avevano reddito adesso prendono centinaia di euro senza saper fare niente. Come tutti i politici incompetenti nei secoli dei secoli. Oltre alla fedina penale pulita forse bisognerebbe chiedere a chi diventa politico come si é realizzato nella attivittà professionale lavorativa. Il migliore tra questi incapaci permanenti senza il terno al lotto del M5S sarebbe rimasto un emerito sconosciuto.

direttorio-m5s-matteoderricoPubblicati i redditi dei politici. In casa 5 Stelle nessuno più dichiara zero euro come capitato in alcuni casi l’anno precedente.

Le dichiarazioni dei 5 membri del direttorio sono tutte cresciute:

Carlo Sibilia dichiara un reddito di 83.120 euro per il 2014 contro i 19.519 dell’anno precedente.

Luigi di Maio, vicepresidente della Camera, 82.379 euro e dichiara anche la “partecipazione senza funzioni di amministratore o sindaco nella società Ardima Srl (quota 50% pari a 50.100 euro)”, nulla l’anno precedente.

Alessandro Di Battista dichiara un reddito imponibile di 78.730 euro, 3.176 euro nel 2013.

Roberto Fico dichiara 78.229,76 euro, nel 2013 solo 509 euro.

Carla Ruocco con 82.092 euro invece dei 26.236 dell’anno precedente.

La senatrice Paola Taverna dichiara 88.209 euro. Poco più di 16mila nel 2013.

Michele Giarrusso ha guadagnato 76.811 euro da senatore e 9.804 l’anno precedente.

La sobrietà di Beppe Grillo si ferma a 147.531 euro oltre a ville, case in Francia e in Svizzera.

Io sono convinto che se Tosi si presenta vince.

Lega Nord, Tosi: “Potrei dimettermi e candidarmi governatore in Veneto”

Lega Nord, Tosi: “Potrei dimettermi e candidarmi governatore in Veneto”
Politica


Il sindaco di Verona a Radio 24 dopo l’ultimatum di Salvini: “Se venisse portata avanti la linea del commissariamento la frattura sarebbe insanabile. Se il consiglio non cambia idea allora liberi tutti”. Il segretario del Carroccio: "Basta parlare di questioni interne". Maroni: "Non credo farà l'errore di andarsene"


Se la Lega Nord non torna indietro, “liberi tutti” e tutto è possibile. Anche che Flavio Tosi si candidi governatore in Veneto. E’ questa la minaccia del sindaco di Verona che a “24 Mattino” annuncia le sue condizioni. Ma la porta per il momento nel suo partito resta chiusa e sembrano poche le possibilità di mediazione. Roberto Maroni gli risponde a distanza: “Il consiglio federale ha deliberato ed è sovrano sulle questioni interne”. Eppure a venirsi incontro ci avevano provato solo ieri con un colloquio tra il primo cittadino e Matteo Salvini. “Sono incazzato, ma lucido”, aveva detto Tosi. Oggi il segretario del Carroccio però respinge ogni trattativa: “Basta, si lavora con Zaia. Io ho fatto quello che potevo fare, per me la vicenda è chiusa. Ho finito di parlare di questioni interne, sono l’ultima delle mie preoccupazioni”.
Tosi prova ad alzare la voce dopo che la sua fondazione è stata commissariata. “Se il consiglio federale”, ha detto il sindaco di Verona a “24 Mattino“, “mantenesse la posizione del commissariamento valuterei le dimissioni da segretario della Liga Veneta. Poi a quel punto liberi tutti. Se venisse portata questa linea, la frattura sarebbe irreparabile. Spero che loro rivedano questa decisione presa, una decisione sbagliata”, ha detto Tosi aggiungendo a proposito di una sua candidatura a governatore del Veneto: “Io sono stato da sempre fin troppo leale e corretto, quindi ho sempre sostenuto la candidatura di Zaia. L’ho fatto anche lunedì scorso, salvo poi essere commissariato. Ora, se ci fosse una frattura ognuno poi deciderebbe liberamente, ognuno può fare quel che vuole. Posso rimanere sindaco, ritirarmi in seminario o anche candidarmi a governatore”. 
Duro il commento di Maroni. “Non credo faccia l’errore di lasciare la Lega. Anzitutto per lui, perchè chi si mette fuori dalla Lega non va da nessuna parte e poi perché rischia far perdere Zaia alle elezioni regionali ed è incredibile”. Poche ore prima c’era stato un incontro chiarificatore con il segretario della Lega Nord. “La frattura è profondissima”, aveva detto Tosi uscendo dal colloquio. Una spaccatura che ancora si cerca di risanare. Ma senza grandi risultati. “Basta”, ha detto Salvini a SkyTg24, “si lavora con Zaia. La gente questo si aspetta: scuole, strade non liste, simboli, ricandidature. Io ho portato tutta la pazienza possibile e immaginabile, abbiamo un patrimonio che è Zaia e per me il riferimento è Zaia”. E mentre dentro il partito il clima è sempre più teso, Salvini critica Renzi per la sua poca “democrazia”: “Renzi è pericoloso, vuole cancellare tutto quello che è leggermente differente da lui con qualsiasi mezzo: piazze, banche, procure per asfaltare chi non la pensa come lui. Prende l’elicottero, va a sciare con l’aereo di Stato e poi si pubblicano le telefonate di Berlusconi. E’ un Paese pericoloso quello in cui il presidente del Consiglio controlla tutto e tutti, può fare qualsiasi cosa e chi non la pensa come lui può essere messo alla gogna. Ma noi lo cambiamo questo Paese”.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...