sabato 12 luglio 2014

Secondo Salvini la mafia non c'era al nord. Dopo 20 anni di governo leghista la mafia é esplosa. Certo se i politicisono Centinaio e Mognaschi siamo messi verapmente male.

7/08/2012

Incendi, bombe carta, intimidazioni, ormai a Milano la mafia è di casa

Intimidazioni, incendi, bombe carta, omicidi «stanno diventando nella realtà cittadina una spia particolare della vivacità degli interessi criminali». La prima relazione semestrale del Comitato di esperti della Commissione comunale antimafia di Milano mostra uno spaccato inquietante della criminalità organizzata nel capoluogo lombardo. Le mafie controllano alberghi, ristoranti, appalti. E si allargano sempre di più al territorio di Provincia e Regione. 
 
Cinquantadue azioni intimidatorie da gennaio 2011 a luglio 2012, per la maggior parte incendi (in tutto 39) che riguardano in particolare attività commerciali, locali notturni e anche privati cittadini. Sono solo alcuni dei numeri contenuti nella prima relazione semestrale che il Comitato di "esperti" della Commissione comunale antimafia di Milano ha raccolto e presentato a Palazzo Marino il 31 luglio.
Un lavoro iniziato lo scorso novembre per il team composto da dall’ex magistrato Giuliano Turone, dai professori Luca Beltrami Gadola e Nando Dalla Chiesa e dall’avvocato Umberto Ambrosoli, che ha affiancato in questi mesi la commissione consiliare Antimafia del comune presieduta da David Gentili (PD).
È stato lo stesso sindaco Giuliano Pisapia a convocare la conferenza stampa a Palazzo Marino per presentare il dossier che ha analizzato il settore degli appalti, del turismo e della ristorazione, l'ortomercato e il territorio, tutte aree ad alto e continuo rischio del fuoco mafioso. Fuoco non solo reale, ma anche dovuto alle disponibilità economiche della criminalità organizzata, in grado di rilevare le più svariate attività.
Il comitato e la commissione dei consiglieri nel corso dell'attività hanno ascoltato decine di persone tra associazioni di categoria, imprenditori ed enti, in particolare risalta l'audizione svolta con lo staff dell'Agenzia Torino 2006 (Regione Piemonte) che nell'organizzazione delle Olimpiadi si era avvalsa di alcuni strumenti di trasparenza e controllo che potranno essere utili per il grande evento milanese che sarà Expo2015. Sempre a Torino il comitato aveva incontrato i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Incontri volti a «capire le modalità di infiltrazione delle imprese di ‘ndrangheta in un contesto, come quello torinese, che pure aveva studiato ed esperito differenti misure e accorgimenti per impedirle», si legge nel dossier.
Nelle 102 pagine della relazione si cerca di tirare le somme sugli accorgimenti di cui il comune di Milano e quelli dell'hinterland dovrebbero dotarsi per evitare un ulteriore allargamento della macchia della mafia in città e più globalmente anche in Provincia e Regione. Una "sorpresa", ovviamente poco gradita sta proprio tra le righe del dossier e in uno studio citato, ripreso dall'associazione "TransCrime", guidata dal professor Ernesto Savona dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: «Nella nostra Regione circa il 25% delle confische è rappresentato da imprese e immobili propri del settore del turismo e della ristorazione (voce Alberghi e Ristoranti); pari incidenza è riconosciuta alla voce Commercio ingrosso-dettaglia: più del 50% delle aziende confiscate in Lombardia afferisce a questi due settori […] ben più che nel “tradizionale” settore delle costrizioni, il crimine organizzato preferisce investire in commercio, turismo-ristorazione».
Settori economici in cui si concentrano maggiormente le confische (Fonte: associazione Transcrime)
Particolarmente inquietante risulta essere il primo allegato al documento, cioè un vero e proprio censimento degli atti intimidatori: bombe, proiettili, omicidi e incendi, che, si legge ancora nel dossier «stanno diventando nella realtà cittadina una spia particolare della vivacità degli interessi criminali». 
Il "censimento" è visibile tramite una tabella che riporta quindi incendi, intimidazioni e omicidi, perché anche gli omicidi nell'ultimo anno non sono diventati una costante, ma una spia di regolamenti di conti e cambio degli equilibri. Nella tabella risaltano in particolare i cinque attentati ai locali della famiglia Passafaro, anche tramite l'uso di bombe carta. L'ultimo a Binasco lo scorso giugno in cui ha rischiato di essere coinvolto anche un passante. Altri incendi e bombe carta sono divampati ed esplose in famosi locali notturni e ristoranti milanesi, ultimo in ordine di tempo e considerato doloso, presso il ristorante Ciardi, ubicato nel centro storico di Milano. Pochi giorni prima ad andare a fuoco era stato il furgone del paninaro Renzo Tetti, testimone al processo milanese contro il clan Flachi.
A questi fatti, gli incendi in tutto sono 39, vanno aggiunti, a titolo di esempio l'omicidio alle 8 e 30 del mattino di Giuseppe Nista, pregiudicato 44enne, fratello del collaboratore di giustizia Domenico Nista a Vimodrone, e anche una intimidazione ai danni del magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Sangermano. Il pm, noto per essere stato uno dei pubblici ministeri impegnati nell’ormai famoso "Rubygate" (il primo agosto si è trasferito al tribunale di Prato), sceso in strada in viale Sabotino lo scorso 31 gennaio ha trovato in frantumi i finestrini della sua auto, dove non è stato rubato nulla.
Milano brucia, e per ottobre, si apprende dalla conferenza del 31 luglio a palazzo Marino, sarà prono un dossier riguardante gli incendi dolosi agli esercizi commerciali, cresciuti in maniera preoccupante proprio in questi mesi.
 

Grazie patrioti. Grazie sindacati. L'Italia ringrazia per la vostra incapacità.

Alitalia, Maurizio Lupi ai sindacati: "Risposta definitiva entro domani alle 11. Esuberi calati a 980"

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MAURIZIO LUPI
Sono calati da 2251 a 980 gli esuberi del piano industriale. A confermarlo è il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, lasciando il tavolo della trattativa in corso tra governo, azienda e sindacati. Per 250 assistenti di volo è invece prevista la permanenza in azienda con contratti di solidarietà. I restanti 1.021 lavoratori dovrebbero essere ricollocati in altre aziende. Per Lupi "si tratta di un ulteriore passo avanti" e "naturalmente anche coloro che saranno messi in mobilità devono essere messi in condizione di poter essere ricollocati non appena la domanda si riprenderà".
Per i 980 lavoratori in esubero ol ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha fatto notare che il governo mette in campo per la prima volta lo strumento dei contratti di ricollocamento previsti dalla legge di stabilità: "Per quanto mi riguarda abbiamo messo sul tavolo la possibilità di usare sperimentalmente il contratto di ricollocamento previsto nella legge di stabilità per il quale, mi sembra, c'è già uno stanziamento di 15 milioni per la fase sperimentale". "Questo strumento - ha spiegato - consente a chi è in mobilità di fare un accordo con le agenzie del lavoro, in questo caso del Lazio, con il supporto di una unità di missione alla quale partecipano i ministeri interessati, in questo caso del Lavoro e delle Infrastrutture e Trasporti, la Regione in collaborazione con l'Enac". "Applichiamo una cosa mai fatta prima in Italia che sperimentiamo con l'Alitalia. Non è una garanzia ma un contratto di servizio che prevede obblighi per i lavoratori, per l'agenzia e le istituzioni e rappresenta l'anticipazione delle politiche attive del lavoro che si fa fatica a far passare". Insomma, "si organizza un contratto individuale per costruire un corso di ricollocamento".
In mattinata il ministro Lupi annunciato che alle 11 di domani sindacati dovranno dareuna risposta definitiva all'offerta messa a punto da governo e Alitalia. "Domani - ha detto - ognuno si assumerà le proprie responsabilità, perché credo sia doveroso, visto che la prossima settimana Hogan sarà in italia, presentarsi con una risposta". "Non c'è nessuna data di ultimatum - ha aggiunto lupi -, avevamo già detto che la scadenza era fissata alla fine della prossima settimana, perché si possa chiudere l'accordo con le banche, i soci ed Etihad. Nessun ultimatum, nessuna rottura. Il governo chiederà che domani ci sia una risposta finale".

venerdì 11 luglio 2014

Come risolviamo questo problema. Ma certo, con il reddito di cittadinanza o riaprendo le case di tolleranza. Grazie Grillo. Grazie Salvini. Solo in Italia possono sopravvivere due persone così. In Europa nessuno li vuole se non l'estrema destra.

Caritas: raddoppia il numero dei poveri in Italia a causa della crisi

di   - 11/07/2014 - Dal 2007 al 2012 sono passati da 2,4 a 4,8 milioni

Caritas: raddoppia il numero dei poveri in Italia a causa della crisi
La crisi ha raddoppiato il numero dei poveri in Italia. Ad evidenziarlo è laCaritas nel rapporto «Il bilancio della crisi», ripreso dall’Ansa, che ha dimostrato come rispetto al 2007, ultimo anno di crescita del Pil, i poveri nel nostro Paese erano 2,4 milioni, pari al 4,1 per cento della popolazione, mentre nel 2012 questo numero è salito a 4,8 milioni, pari all’otto per cento del totale.
(Matt Cardy/Getty Images)
(Matt Cardy/Getty Images)

LA POVERTÀ IN CRESCITA A NORD OVEST - Secondo il rapporto la povertà avanza anche al Nord e tra gli occupati allargando quindi i propri confini toccando segmenti in passato ritenuti«poco vulnerabili» come “il centro-nord, le famiglie con due figli, i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni, le famiglie con componenti occupati. Prima della crisi i poveri erano concentrati sopratutto al sud ed erano in massima parte anziani e famiglie numerose. La Caritas ha poi evidenziato che le politiche economiche e sociali varate nel periodo della crisi non hanno dato una risposta ai poveri, spiegando come nel nostro Paese manchi ancora «una misura nazionale contro la povertà assoluta».


L’ATTACCO ALLE POLITICHE DEGLI ULTIMI GOVERNI - L’organismo della Cei a tal proposito ha messo sotto la lente le politiche dei governi che hanno operato negli anni della crisi. Dal 2007 al 2013 l’unica risposta messa in campo è stata la Social Card, ovvero la carta acquisti definita uno «sforzo limitato» mentre la politica del governo Letta «non ha aiutato le famiglie in povertà ma non ne ha neppure peggiorato le condizioni». Per quanto il bonus di 80 euro deciso dal premier Renzi: «Ha avuto qualche effetto sulla povertà ma di portata assai ridotta». Sul fronte dei servizi invece la crisi ha addirittura fatto sì che le politiche sociali siano state «vittime di un ulteriore indebolimento». In due anni, dal 2010 al 2012, la spesa dei Comuni su questo versante è calata del 6 per cento; «tagli – evidenzia la Caritas – che hanno colpito un settore già sotto-finanziato».
LA PROPOSTA - Secondo la Caritas una risposta alla povertà può arrivare dal Reddito d’Inclusione Sociale, auspicato dall’Alleanza contro la povertà in Italia, alla quale Caritas Italiana aderisce. L’organismo della Cei nel rapporto ha sottolineato:
“Diventerà realtà se Renzi e Poletti faranno della lotta alla povertà una priorità politica e decideranno di affrontare questo flagello ripensando le attuali modalità d’intervento”
Il Reddito d’Inclusione Sociale, continua la Caritas, dovrebbe essere destinato a tutte le famiglie in povertà assoluta, di qualsiasi nazionalità, in possesso di un valido titolo di legittimazione alla presenza sul territorio italiano e ivi residenti da almeno 12 mesi. Ogni famiglia. A questo proposito la proposta è quella della ricenzione mensile di «una somma pari alla differenza tra il proprio reddito e la soglia di povertà, così da disporre dell’insieme di risorse economiche necessarie ad uno standard di vita minimamente accettabile». (Photocredit copertina Lapresse)

I famigliari dei leghisti sono tutti bravi e intelligenti. Come i loro parenti. I leghisti affermavano che i terroni facevano tutto in famiglia. Si vede che è nata una generazione di terroni del nord. Ma mandiamoli a casa questi "ladroni in casa nostra" (definizione creata dagli ex militanti leghisti disgustati dei ladrocini degli attuali leghisti).


La macchina del fango formato Cisl e Uil

Saviano ha più volte chiarito come nei confronti di persone perbene sia sempre attiva “la macchina del fango” messa in atto da corrotti dal colletto bianco. Quando agiscono i corrotti si muovono insieme. Devono difendere i privilegi dei quali godono dagli attacchi di chi invece, alle varie caste, si oppone.
I giornalisti che svolgono il loro lavoro esclusivamente in ragione dell’appartenenza ai sindacati confederali si prestano bene ad entrare nell’ingranaggio della macchina del fango. I direttori dei giornali, scelti tra i sindacalizzati, devono produrre “fango a prescindere”. Ovviamente ai danni delle persone che contrastano la casta sindacale. In altri termini i giornalisti non possono scrivere cose diverse da quelle dettate dai sindacati potenti e privilegiati.
E allora accade che, quando i tre segretari dei sindacati confederali della scuola di Pavia prendono un rinvio a giudizio per diffamazione e calunnia avendo offeso gravemente il Dirigente scolastico Rubiconto la notizia appare in ventesima pagina e nessuno di loro viene considerato nei guai. Quando accade il contrario ( per gli stessi fatti) la notizia è in prima pagina e non si comprende perché il Dirigente Scolastico è nei guai. Nei guai perché?
La cosa più clamorosa si verifica quando, per pura ipotesi teorica, un segretario di un sindacato viene rinviato a giudizio “per il reato di abuso di atti d’ufficio con danno a terzi  o per falso ideologico in atti pubblici”. La notizia scompare. Non viene riportata da nessun giornale locale. Ed ovviamente nessuno dei giornalisti della “Provincia Pavese”  considera il nostro sindacalista nei guai.
E così mentre i politici ormai si dimettono solo per un avviso di garanzia i sindacalisti devono solo commettere un omicidio per conquistare la prima pagina.
Ma noi della macchina del fango non abbiamo paura. Non abbiamo paura degli avvocati che difendono i segretari dei sindacati pagati con i soldi dei contribuenti italiani. Non abbiamo paura degli avvocati pagati con i soldi dei contribuenti vogheresi per consentire al sindaco Barbieri (già agli arresti domiciliari accusato di avere versato una mazzetta a Milanese per entrare nel consiglio di amministrazione delle Ferrovie di Stato e attualmente rinviato a giudizio con un capo d’imputazione gravissimo) di querelare il consigliere Rubiconto. Non abbiamo paura di ispettori ministeriali corrotti che probabilmente si sono accordati con un funzionario della Cisl locale affinché Rubiconto venisse “sanzionato e punito”.  Non abbiamo paura di quei potenti politici che ordinarono, probabilmente ( speriamo che il magistrato autorizzi l’acquisizione dei tabulati telefonici), al direttore generale dell’ufficio scolastico lombardo il trasferimento del dirigente scolastico Rubiconto dal “Plana” alla “Dante”. Un trasferimento di venti metri, illegale ed illegittimo, annullato grazie alla sentenza del giudice del lavoro di Voghera (nessun giornale locale ne ha parlato e nessun politico presente nel Consiglio Comunale di Voghera ha mai detto una sola parola sull’evento. Grillino e PD meno elle compresi).
Il sindaco Barbieri e l’assessore Azzaretti potrebbero dichiarare pubblicamente che chi ha determinato questo trasferimento ha sbagliato ed aveva torto? Possono dichiarare pubblicamente che nessuno a Voghera tra i politici locali ha esercitato pressioni affinché quel trasferimento fosse messo in atto comunque anche se illegale?
Attendiamo una risposta pubblica. E nell’attesa non possiamo considerare che ricevere una querela dalla signora Maga della Cisl, dal signor Piccoli della Uil, dal sindaco di Voghera signor Barbieri e dal signor Trivi ex assessore di Forza Italia e poi non eletto alle ultime elezioni comunali di Pavia, certamente è motivo di grande onore, almeno per noi che abbiamo fatto dell’onestà morale il primo dei nostri principi.


mercoledì 9 luglio 2014

Alle nostre studentesse dobbiamo ripetere che la liberazione della donna passa attraverso lo studio. Studiare e lavorare senza alcuna scorciatoia. Solo in un paese incivile come il nostro esistono i papponi dello spettacolo. E le televisioni piene di raccomandati del sindacato e dei partiti di destra

Marida Lombardo Pijola Headshot

Le lolite, figlie nostre, e tutti noi. Ecco perché siamo complici dei pappa

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GIOVANE E BELLA
E adesso ce lo avessimo davanti, quel Fusco che rimorchiava ragazzine frastornandole con la promessa di un casting, di un po' di fama, di qualche giro sulla giostra mediatica, per poi fotografarle e filmarle in pose sconce e venderle a uomini avidi di carni fresche... Potessimo dirgli faccia a faccia quello che pensiamo, a quei pedofili, come li ha definiti Papa Francesco, che vanno a far la spesa nelle macellerie di corpi acerbi, e magari hanno figli della stessa età... Potessimo sputargli in faccia, a quell'orrendo macellaio di cucciole di donne e ai suoi clienti, e dire a tutti loro il nostro orrore.
Potessimo farlo lo faremmo, fingendo di ignorare che quel figuro e i suoi clienti sono solo molecole di una grande moltitudine, e hanno pescato in uno sterminato territorio incustodito. Lo faremmo senza pensare che la colpa è nostra, se quella gente conosce i nostri figli assai meglio di quelli che dovrebbero educarli, noi compresi, e che qualcuno ha preparato loro il terreno per mezzo di disattenzioni ostinate e di fuorvianti informazioni, e che quegli uomini hanno un'infinità di complici, e che in mezzo a questi ci siamo pure noi.
Talvolta mi succede di parlarne in certe scuole, su richiesta di qualche preside o di insegnante più accorto dei tanti che fingono di non vedere, il quale ha intercettato un movimento sommerso, qualcosa che, nella vita del gruppo dei pari, ormai fa ormai parte dello status quo. Si organizzano compravendite in cambio di denari, di ricariche, di un passaggio a casa, di un aiuto nel compito in classe..Oppure solo per dimostrare un coraggio trasgressivo, per aderire a certi valori capovolti che regolano il codice della comunità, lontano dallo sguardo distratto degli adulti, e tuttavia interpretando i suggerimenti di quest'ultimi: potere di acquisto, successo, visibilità, valore mercificabile di un corpo femminile, sessualità scialacquabile come fosse niente, analfabetismo emotivo, anaffettività.
E, allora, mentre in quelle scuole parlo del valore della sessualità e della femminilità, delle ferite che non si rimargineranno più, mentre incoraggio le ragazze a liberarsi da una spaventosa schiavitù, a chiedere aiuto a chi può darglielo nel mondo degli adulti, mi capita di intercettare pupille sgomente che si inumidiscono, sguardi smarriti che cercano altri sguardi accanto a loro, mani che si allungano per stringere altre mani.
Poi, regolarmente, comincia la sfilata. Voci tremanti, domande, balbettii, "ma a chi bisogna chiedere aiuto?", "ma da chi bisogna andare?", "ma come potrebbero aiutarti?", "ma poi che succede?", ma non ti puniranno?", "ma non ti giudicheranno male?". Sono le nostre figlie, o assomigliano a loro. Sono sole. Vivono una vita parallela che ignoriamo. Si muovono con scatti automatici, come robot, inconsapevoli del male che si fanno, in un mondo sommerso che i Fusco e gli Ieni e i pedofili e gli acquirenti di carni fresche e tanti altri hanno saputo soppesare con perizia, facendo tutto quello che non ha fatto chi avrebbe dovuto: studiarli, conoscerli, frugare nei territori del web che noi ignoriamo, imparare i loro linguaggi, le loro abitudini, le loro gerarchie di priorità, le loro insicurezze, le loro aspirazioni. Ecco perché sono cadute in trappola.
"La pedopornografia e la prostituzione minorile sono solo il triste epilogo di una disattenzione sociale, che però diviene il punto di forza di sfruttatori", denuncia Ecpat- associazione che lavora nel mondo contro lo sfruttamento dei minori - attraverso il suo segretario generale italiano, Yasmin Abo Loha. Ecpat implora i genitori, gli insegnati: che aprano gli occhi. Che sappiano guidarli. Che li proteggano. Che li informino del baratro lungo i cui bordi si stanno inoltrando. "Sentire di minorenni adescati e disposti a fare casting e provini attraverso una webcam è sintomatico della mancanza di consapevolezza di chi e di ciò che potrebbe esserci dall'altra parte. Il buon senso non è certo una caratteristica dell'adolescenza. Quando non si conoscono le conseguenze di certe scelte si rischia di entrare in meccanismi dal quale è difficile uscire solo per il puro gusto di poter raccontare qualcosa di agli amici o per entrare a far parte del gruppo dei pari".
E poi, rivela Ecpat, ci sono "i dimenticati tra i dimenticati. I bambini di sesso maschile, vittime dello sfruttamento sessuale lungo le nostre strade. Non hanno atteggiamenti, né vestiti provocatori, li vedi apparentemente in ozio, come se spacciassero, in gruppetti stile ghetto nero, prostituzione prevalentemente spontanea, non vanno in rete, ma chi deve sapere sa... il sesso è consumato nei bagni di noti locali o in macchina. Un fenomeno sommerso che riguarda circa un quarto dei minori inseriti nella prostituzione".
Vogliamo rimanere così, cari genitori, cari insegnanti, cara politica, cari media, care istituzioni? Immobili, con gli occhi chiusi e con le mani in mano, noncuranti? A inorridire, quando qualcosa emerge dalle cronache? Fingendo di non sapere che quel qualcosa ci riguarda, e che è soltanto un apice? Fingendo di ignorare che siamo stati noi?

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...